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Sanremo 2025: sono gli artisti che guadagnano dal Festival o... viceversa?

Trenta Big tra candidati e convocati, tra quelli che si presentano e quelli che accettano di presentarsi

Pare che la vera regola sia "infrangere" le regole. Ritoccare, correggere il regolamento con la solita musica: tante canzoni troppo belle, avrebbero potuto essere anche 40, 50, centomila. Giusto, giustissimo. Che la proposta italiana di questo momento sia florida è verità. E che un direttore artistico, in questo caso Carlo Conti che torna in capo al Festival dopo la tripletta 2015-2017, abbia la sacrosanta libertà di fare le proprie scelte (di gusto, di tempi e di moda) sta nei termini del suo ruolo. Anzi, in una manifestazione come Sanremo più ce n'è meglio è, al netto di chi teme (giusto, giustissimo) nottate senza fine.

Che poi, a conti fatti, a differenza del predecessore Amadeus che gli artisti li voleva sempre tutti presenti in sala, Conti ha già scelto (e questo fin qui non sembra essere in discussione) di tornare alla vecchia suddivisione: dopo il martedì in cui si presenterà ciascuno dei 30, metà canteranno nella seconda serata e gli altri 15 nella terza. Il che dovrebbe rendere almeno per 2/5 scorrevole e concisa l'andatura (fatta eccezione per il momento Cover, ma quella è un'altra storia... e da quest'anno pure un'altra gara).

Il punto è piuttosto chiarire su cosa effettivamente si punti. Cioè, quando si concepisce la lista è davvero la bellezza che muove il sole e l'altre stelle? È una formula strettamente artistica o, ipoteticamente, ci sta dietro anche un alone matematico? Augurarsi che i brani sanremesi affollino le radio, quando si sa già che su quel palco passeranno Big che per lo più congestionano le piattaforme di streaming... è davvero una scommessa?

Al di là della canzone, a Sanremo ti ci porti la carriera. E buona parte di questi 30 artisti probabilmente sarebbe on air anche se i brani li presentassero nel salotto di casa anziché sul gran palco dell'Ariston. Poi gli outsider ci sono sempre, quei Tananai che non t'aspetti e che volano di slancio. Come ci sono spesso le delusioni, le attese disattese. Fisiologico. D'altronde, quante volte è capitato di chiedersi se fossero tutte così irresistibili, le canzoni, dopo averle ascoltate?

L'equilibrio, quello, invece sulla carta non manca. Non mancherà nella rappresentanza dei generi (rap, pop, indie, trap, rhythm and blues, cantautorato di livello, star di stampo internazionale, roba di nicchia, fenomeni culturali, rotazioni e usati garantiti). Non mancherà nella rappresentazione delle generazioni (da Ranieri – che l'ultima volta vinse il premio della Sala stampa – e Marcella Bella l'evergreen delle Montagne Verdi... a Sarah Toscano, giovanissima vincitrice in carica di Amici).

Nel mezzo ci si mette Brunori Sas l'esordiente d'esperienza, il calabrese di Cosenza che si candida per sua natura quantomeno a vincere la Critica come d'altronde Simone Cristicchi (che non succede, ma se succede... qualche pronostico a sensazione gira già). Nel mezzo ci sono pure gli "esclusi sicuri" come Al Bano che non commenta o i Jalisse che lo fanno eccome, brindando in diretta social al loro 28esimo «no». Nel mezzo c'è la differenza tra candidati e convocati, tra quelli che si presentano e quelli che accettano di presentarsi.

Ma non è che la vera regola sia "infrangere" qualche regola per non infrangerne nessuna? Ma alla fine, sono ancora solo gli artisti che guadagnano dal Festival o oramai funziona soprattutto viceversa?

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