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Geppi Cucciari al Festival: "Da Rai3 a Sanremo, porto me stessa. Se mando un bacio a Meloni? Con il braccio di Elodie"

«Se manderei un bacio a Giorgia Meloni? Con il braccio di Elodie glielo mando», risponde con una battuta fulminea Geppi Cucciari, citando la dichiarazione di qualche giorno fa della cantante ("Non voterei per Giorgia Meloni nemmeno se mi tagliassero il braccio"). Ma poi rinuncia allo stile irriverente per definire i contorni del suo ruolo di co-conduttrice all’Ariston, per la quarta serata del festival, insieme con Mahmood: «Sono in Rai da tantissimi anni e ho fatto tante cose. Vengo da una Rai diversa, che è Rai3: sapete benissimo la differenza tra Rai1, Rai2 e Rai3. Sono felicissima del pubblico che segue il Splendida Cornice, questa è una sfida diversa».

C'è chi vede in lei la "riserva indiana" del dissenso nel festival della normalizzazione e del politicamente corretto: "Quando accetti un invito da un direttore artistico - spiega - sei tu che entri nel suo mondo, questo non esula dal fatto che tu ci porti un pò del tuo... Ci sono tanti pieni e vuoti che si possono riempire con il talento e il mestiere, uno si affida a entrambe le cose. Cercherò di ricordarmi di portarmi».

Quanto al confronto con Roberto Benigni, che stasera aprirà la serata, sottolinea: «Non mi paragono a lui, è unico. Non è un comico, è un artista incredibile, qualsiasi cosa faccia sarà un regalo». «Da spettatrice - dice ancora Cucciari, reduce dal successo di Diamanti di Ozpetek che veleggia verso i 16 milioni al box office - apprezzo molto le onde carsiche che derivano dal festival, la ricchezza degli esseri umani, degli artisti, degli ospiti. Il festival è sempre troppo qualcosa e mai abbastanza qualcos'altro. I contenuti dipendono anche da chi guarda, dagli spettatori, questo vale per chiunque lo pensi, o ci stia dietro. Carlo ha raccolto un’eredità non facile e l’ha portata avanti con la sua personalità, il suo modo di vedere le cose».

«Cercherò - promette - di rimanere in ascolto, essere presente a me stessa, accompagnare Carlo Conti». E in ogni caso «il rispetto non è debolezza, è una scelta». L’attrice non ci sta a commentare la performance della collega Katia Follesa né lo sketch di ieri sera sull'uomo ideale che ha diviso i social: «Non sopporto parlare di chi non c'è. Commentare i commenti è una matrioska che non so fare. Carlo ha fatto una scelta, chiamando persone con personalità diverse. I numeri e l’affetto gli stanno dando ragione. Se avesse fatto altro, l’avrebbero criticato per altro. È chiaro poi che le critiche sono totalmente permeate al mestiere». L’eterna domanda su Sangiuliano - e sulla battuta sui libri 'non lettì dall’ex ministro al Premio Strega 2023 - le sta stretta: «Mi dispiace che a distanza di anni i destini miei e di Sangiuliano siano ancora intrecciati così, malgrado la volontà di entrambi, è incredibile, non lo avrei mai pensato, non gli ho mai chiesto se avesse letto i libri, lo ha detto lui...».

Da sempre impegnata sul fronte dei diritti civili, è felice, invece, che Conti abbia portato all’Ariston il Teatro Patologico: «È una realtà straordinaria che conoscevo bene. Carlo ha fatto bene a portarlo in prima serata: ci sono tante famiglie che non sanno che quella realtà esiste, tante realtà più piccole prive di questi sostegni. Pensare di avere avuto un minimo ruolo nella battaglia contro pregiudizi è la mia grande ambizione. Ognuno ha una maniera di ingombrare la tv, il lavoro, le cene con gli amici, il suo modo di stare al mondo: ogni giorno ci sono piccole e grandi battaglie da combattere». E mentre si discute di marchi 'oscuratì o meno al festival, a chi le chiede come vestirà al festival, risponde: «Come ho sempre vestito. Con dignità, decoro, eleganza. E soprattutto gratis. E mi spoglio gratis», sorride. «Sono quindici anni che vesto Antonio Marras e indosserò abiti lunghi. Non sono proprio a mio agio, ma nella prima serata l’eleganza è d’obbligo, entriamo nelle case degli italiani». Senza dimenticare mai le radici: «Uno degli abiti ha i nuraghi disegnati nella gonna».

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