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Sanremo 2025: Lucio Corsi e topo Gigio dipingono l'Ariston di blu. Quella strofa in meno (o in più) di Fedez a notte fonda

Da un topo che sa volare a un uomo che si mostra senza difese: c’era tutto, ieri notte

Davvero, "Penso che un sogno così non ritorni mai più".
Tirava un'aria dipinta di blu dentro il teatrino di ieri sera all'Ariston quando quell'artista minuto e favoloso è andato in scena. Prima un passo indietro. Era il 1958, l'anno in cui il topolino Gigio spuntò nell'aldiqua. Un pupazzo venuto dalla fantasia, "ma al tempo stesso molto più reale di tante persone". A lui, a Lucio Corsi la sorpresa (l'alieno, il cantautore che voleva essere un duro) ha insegnato "come non diventare una marionetta, come fare a tagliare i fili di chi ti vorrebbe muovere a suo piacimento". Esordì con la voce di Modugno quell'animaletto fantastico, perciò portarlo lì a Sanremo dove Mimmo vinse sarebbe stato "come fargli rincontrare la sua canzone". Scattò l'intuizione, la scelta giusta era quella di Volare. Insieme magari, duettando in un ballo che per tre minuti ha sospeso molti tra tasti, armonica e magia.

Tirava un'aria dipinta di scuro dentro il teatro di ieri sera all'Ariston quando quell'artista umano e reale è andato in scena. Sarà che già era notte fonda quando per Fedez è arrivato il suo momento. L'ora della dedica, Bella Stronza di Masini con Masini ("censurata" nel suo testo originale, tagliata quella parte su cui tanto si era discusso alla vigilia. Ma aumentata di parole che Federico aveva bisogno di sputare). Barre dritte, dirette a quella donna "giovane e glaciale", "una statua di sale appoggiata sulle mie ferite" ("Baciarsi e dirsi ti amo, sì, ma farlo di nascosto. Se vivi di apparenze i giudizi ti feriscono. Mi hai detto che sono la ragione per cui non riesci più ad amare. Ho una cicatrice nella pancia che mi ha fatto meno male").

Ieri sera era già l'indomani quando la sfilata si è esaurita. Ci sono tanti motivi per dire "wow", a caldo, di una esibizione. Uno può essere che si è fatto omaggio ai grandi autori italianissimi come Fabrizio De André (Bresh ne ha invitato il figlio Cristiano per una autentica Creuza de mà, Olly ha inventato una versione gitana de Il pescatore), Pino Daniele, Franco Califano (chissà, fosse stato donna magari avrebbe avuto la voce di Noemi), Battisti, Dalla (bravo Brunori con Sinigallia e Dimartino), Battiato (il nostro Franco, grazie a Cristicchi). Può essere il bel canto (e qui donne di voce come Giorgia e Annalisa o Brancale e Amoroso hanno saputo meglio di altre cosa fare). Può essere la canzone (La voglia, la pazzia di Ornella Vanoni è talmente bella e iconica che non fa niente se Toquinho e Gaia sembrano non essersi mai incontrati prima per le prove). Può addirittura essere che tra re di tormentoni scompiglino i capelli. Può essere la suggestione di sentire "The sound of silent" intonato dai 3 tenori de Il volo e Clara. O i Neri per caso diventare l'orchestra di Massimo Ranieri. E certo che può esserci, una processione di piccoli Franceschini ci ha ricordato quanto fosse commovente il pezzo di Tricarico rifatto da Gabbani.

Ieri sera un uomo esile in frak e viso bianco è apparso enorme e colorato. Pieno di sogno e di aria che soffia lontano "da altre parti, in altre epoche, in altri panni". Un uomo vestito di nero, stanotte, si è mostrato nudo. Ci sono tasselli che vanno a posto provando di essere nella via giusta e briciole di vita che spargi e poi raccogli per non perdere la strada. E c'e la musica che insegna che "Anche i topi possono Volare".

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