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Essere single per scelta. Il significato della "singletudine": stare da soli fa davvero bene alla mente?

Essere single. La 'singletudine', che ha una festa tutta per lei, la Giornata Mondiale dei Single l'11 novembre e che in Cina è un giorno di grandi festeggiamenti e di shopping, ha avuto una connotazione sociale, soprattutto quando si raggiunge una certa età piuttosto negativa.

Spesso, infatti, questa condizione viene erroneamente associata all’idea di solitudine, di fallimento o di delusione, vivendola negativamente. A differenza della festa dei single che ricorre il 15 febbraio ed è dedicata a San Faustino, “patrono” di coloro che non hanno ancora trovato l’anima gemella, il Single’s Day è stato istituito in Cina nel 1993 per contrapporsi ai festeggiamenti e ai regali tipici di San Valentino. La scelta della data, 11/11, infatti, punta a ricordare alle persone l’importanza della loro unicità abbracciando la propria condizione di single. Nonostante l’istituzione di addirittura due giornate dedicate a questo status, non è raro che la mancanza di un partner, nel lungo periodo, porti con sé una serie di pensieri e insicurezze dettate da fattori socioculturali tutt’oggi riconosciuti. Un esempio lampante è dato dal fattore età: nonostante i tempi siano cambiati, rendendo più complesso il raggiungimento di una stabilità economica, e ritardando ad esempio il progetto di una famiglia e dei figli, per molte persone, raggiungere i trent'anni senza aver trovato un partner di vita è causa di ulteriori ansie e pressioni a livello sociale. “In certi casi, nel periodo compreso tra i trenta e i quarant'anni, questa pressione sociale può generare insicurezze e intaccare l'autostima delle persone interessate, portandole a credere che ci sia qualcosa di sbagliato in loro stessi” - spiegano dal Team di TherapyChat coordinato da Isabel Aranda psicologa clinica e Chief Content Officer - “Non aiuta sicuramente la nostra attuale società che vede nel rapporto di coppia un elemento essenziale per sentirsi pienamente realizzati come individui.”

Essere single per scelta

Negli ultimi anni si è assistito a un crescente cambio di narrativa sul tema dell’essere single, sia nei media che nella letteratura, grazie a personaggi che difendono e celebrano la propria singletudine, promuovendo l'indipendenza e l'emancipazione, soprattutto delle donne, e stabilendo una nuova visione anche delle relazioni affettive e romantiche.
“Oggi, per fortuna, si sta cercando di abbattere sempre più lo stereotipo secondo il quale l’essere single significa essere alla perenne ricerca della propria metà della mela. Concetto peraltro dannoso perché spesso si trascorrono anni cercando quella persona perfetta che ci renda completi quando invece lo siamo già da sempre e da soli” - prosegue il Team - “Un partner, infatti, non deve colmare vuoti o mancanze, bensì deve essere capace di supportarci e farci aprire a nuove prospettive. Una persona che ci arricchisca ma che come noi è già unico e completo nella sua individualità.” Tuttavia, nonostante i progressi, l’essere single è spesso ancora considerato come un periodo di transizione tra una relazione e l’altra e non come una libera scelta: la concezione secondo cui avere un partner aiuta a sentirsi convalidati come persona è tuttora ampiamente ed erroneamente condivisa.

Essere single fa bene alla mente

Che sia uno status temporaneo o definitivo, la singletudine può essere un percorso pieno di esperienze arricchenti alla scoperta di sé stessi, di introspezione, e di crescita personale. A livello psicologico, infatti, la singletudine ci permette di riconnetterci con noi stessi, il che è molto importante per costruire una sana autostima che ci permetta di avere in futuro relazioni migliori, non basate sulla dipendenza o sul bisogno. Ci insegna a condividere noi stessi con qualcun altro senza bisogno di abbandonarci totalmente: iniziare una relazione per evitare di sentirsi soli può spingerci a dare di più di quanto dovremmo e a rischiare di perdere la nostra identità.
È molto importante riconoscere il valore della solitudine e della qualità del tempo trascorso da soli. Imparare a convivere e a stare bene con sé stessi, avrà un impatto molto positivo sulla propria vita personale e sociale. A livello sociale, essere single può influire positivamente sulla capacità di fare nuove amicizie e uscire dalla propria “comfort zone”, scoprendo stili di vita e punti di vista diversi. Il risultato sarà una maggiore consapevolezza di sé, di cosa ci piace e di cosa invece possiamo fare a meno, di quello che cerchiamo in una relazione e di quello che non siamo disposti a tollerare. Nonostante ciò, la teoria è sempre più facile della pratica. Ecco perché gli esperti di TherapyChat hanno raccolto una serie di piccoli consigli per sfruttare al meglio la singletudine:

· Una maggiore cura di sé. Dedica a te stesso lo stesso tempo che dedicheresti a qualcun altro, prendi decisioni che promuovano il tuo benessere personale e la fiducia in te stesso.
· Concentrarsi sui propri obiettivi e sui propri sogni personali. Dai la priorità ai tuoi progetti senza sensi di colpa per diventare la versione migliore di te stesso e realizzare tutti i tuoi programmi.
· Imparare a convivere con sé stessi. Accetta appieno la solitudine, evitando di cercare qualcuno che ti completi. Scegli qualcuno che ti accompagni, rispettando la tua indipendenza e la tua identità come individuo. Inoltre, passare del tempo con te stesso ti aiuterà a conoscerti meglio e a capire cosa vuoi e cosa non vuoi, sia nelle relazioni che nei progetti personali.
· Comprendere che essere single non significa essere soli. Essere single può essere una condizione perfetta e una scelta di vita, non è obbligatorio avere un partner. È importante comprendere che non esiste uno stile di vita migliore di un altro, ma semplicemente diverse opzioni, tra cui ognuno è libero di scegliere quella che lo soddisfa di più.

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