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Il sogno del messinese Angelo Cannella: il cinema dopo l'addio al posto fisso in banca

Ha lasciato un posto fisso in banca per abbracciare l'arte. La sua storia insegna che non esistono percorsi preconfezionati e che si può premere il tasto “reset” in qualsiasi momento.
Angelo Cannella, classe 1981, ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo del “videomaking” nel 2002 lavorando ad un progetto televisivo per un'emittente locale della sua città, ma parallelamente come le menti creative che contengono mille anime ha fatto altro. E si racconta al nostro giornale.

«Sono un messinese emigrato come tanti – racconta Angelo – e nella mia città ho fatto il vocalist ma soprattutto il dj per tanti anni. I cortometraggi? Li facevo come passatempo. Almeno inizialmente». Nel 2008 arriva il momento che attende tanti giovani: quello di fare i bagagli.

Una scelta quasi necessaria per cercare nuovi orizzonti. «I primi anni ho continuato a lavorare in consolle e ho animato le serate dei più noti locali milanesi come “Hollywood” e “Codice a Barre” solo per citane alcuni. Nel 2015 ho lasciato il mio posto fisso in banca dove lavoravo come tecnico informatico e mi sono detto che avrei voluto fare quello che maggiormente mi piaceva. Non vivendo di rimpianti».

Il primo problema? Trovare clienti. Di solito reso più semplice dai lavori fatti. «Non mi persi d'animo – ricorda – fui fortunato o ebbi un colpo di genio grazie all’Expo di Milano. Infatti, non avevo grossi mezzi ma armato di inventiva e di telecamera cominciai a propormi per girare mini documentari o meglio pillole in video sui comuni limitrofi e toccai anche borghi particolari come Bobbio, solo per citarne uno. Così girò il mio nome e trovai i miei primi clienti per gli spot pubblicitari».

In seguito nel giovane maturò l'idea di investire delle risorse per progetti più importanti e così nacque il primo lavoro cinematografico importante: “La bambina guerriera”, scritto e prodotto dallo stesso Cannella che porta sullo schermo un tema importante trascinando comunque il telespettatore fino alla fine. «Ero la produzione di me stesso – puntualizza – e per la prima volta mi sono trovato a gestire un sistema complesso con 60 comparse. All'epoca questo film fantasy che parla di una bimba malata di leucemia non riscosse molto successo e rimasi molto deluso, ma la scorsa estate questo lavoro è stato ripreso, migliorato grazie al grande incoraggiamento di Serena Oneda, innamorata di quanto ho girato. Approderà ora al cinema, con anteprima a Brescia, il 24 novembre. In più verrà anche portata avanti una raccolta fondi a favore dell'Ail».

Nel 2018 arriva un docufilm personale e un cortometraggio che si chiama “Resta qui”, che si sviluppa tra Bologna e Ferrara e viene realizzato in brevissimo tempo. La pandemia, purtroppo, rallenta i passi del talentuoso Angelo ma poi arriva un altro momento di svolta. «Devo rilanciarmi», ho pensato. Detto fatto. E così nasce un nuovo cortometraggio horror “Parasonnia”. «Riesco a girare a casa mia, chiamo a raccolta un gruppo di volenterosi, una “make up artist” di Milano, il mio amico storico Giuseppe Acunzo, in veste di tecnico audio, e un'attrice di Bologna, Laura Spimpolo, e abbiamo fatto tutto in 48 ore. Quando esce arriva un po’ di lustro e abbiamo portato a casa varie vittorie ai Festival sia a Milano che a Firenze, raggiungendo con altre selezioni anche il Texas». A

ngelo ricorda con orgoglio il lavoro fatto grazie a Stefano Frontini che gli ha fatto realizzare come scenografo il Museo dei miti e dei mostri del cinema che si trova a Grazzano Visconti, il borgo bellissimo in provincia di Piacenza e pensa ai prossimi progetti desideroso di volare alto. «Mi piacerebbe girare un film che ha una produzione e una distribuzione nelle sale, almeno nelle più importanti delle città del nostro Belpaese. In Italia non è facilissimo – conclude – ma io sono qui a rincorrere il mio sogno».

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