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I figli raccontano la vera Sandra Milo nell'ultimo saluto: "Generosa, è morta senza casa di proprietà"

«Mia madre è stata prima di tutto una madre, una donna libera, una grande testa». Mentre sullo schermo scorrono le immagini di lei bellissima, bionda e seducente vestita in rosso o in bianco e nero su uno dei suoi tanti set, a raccontare chi era «davvero» Sandra Milo oggi sono i suoi figli.

Il Comune di Roma, la città che l’attrice aveva scelto e amato, ha offerto la Protomoteca del Campidoglio per allestire la camera ardente dell’attrice, scomparsa ieri a 90 primavere.

E lei, la musa di Federico Fellini, eterna icona di Otto e 1/2, come una vera diva arriva irritualmente in ritardo, con i fotografi che l’aspettano, accompagnata dai tre figli che ha cresciuto praticamente sola: Debora Ergas, Ciro e Azzurra De Lollis. Dentro, fiori bianchi, una corona di Cinecittà Luce e accanto alla sua foto l’effige di Padre Pio e la Madonnina con l'acqua benedetta di Lourdes. «Mia mamma ha sempre condiviso tutto: gioie, dolori, ascese, insuccessi», racconta Debora, oggi giornalista a La vita in diretta, stretta al fratello Ciro. Azzurra manterrà invece il massimo riserbo, spesso a volto coperto.

«Mia madre ha pagato sempre in prima persona i suoi errori e non si è mai vantata delle sue conquiste - prosegue Debora -. Il cinema a volte la ha osannata, a volte dimenticata, ma noi sappiamo che lei ha seminato solo amore, generosità. Se ne è andata senza neanche una casa di proprietà, perché ha donato quello che ha guadagnato a chi ne aveva più bisogno».

Conosceva la povertà. «Era stata sfollata durante la guerra, è cresciuta con una madre, una nonna, una sorella, ed è stata capo famiglia di se stessa sin dall’età di 12 anni - annuisce Debora - Da allora ha sempre lavorato. Non si è mai fermata, crescendo tre figli in assoluta solitudine. Questo - riflette - per noi è stato un esempio infinito di dignità, indipendenza, testa libera. E poi ha sempre combattuto per le battaglie civili, per gli ultimi, contro la violenza alle donne, per il diritto al divorzio, alla carriera e agli stipendi uguali. Perfino per il fine vita e per gli animali. Ha salvato due cani che ora sono a casa e tutto ieri hanno pianto».

E ancora, commossa: «Mia madre è una donna di cultura che nonostante la guerra le abbia impedito di ottenere un titolo di studio, non ha mai passato un giorno senza leggere. Ogni mattina chiedeva la sua copia cartacea del Corriere della Sera».

Alle sue spalle intanto arriva qualche ammiratore e poi Caterina Balivo, Milena Miconi, Paola Saluzzi, Leopoldo Mastelloni. Ci si aspetterebbe qualcuno in più, anche tra istituzioni e associazioni. «Stiamo ricordando una delle più grandi attrici italiane del secondo Novecento», dice l’assessore alla cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor. "Tutto il cinema del dopoguerra lei lo ha attraversato, caratterizzato», riflette il presidente Anica Francesco Rutelli, ricordando il David alla carriera di due anni fa. «Ha dato più di quanto ha ricevuto - riflette Pierluigi Diaco - Dietro la sua maschera c'era una donna intelligentissima, capace di prendere posizioni scomode. Ma la scomodità era anche la sua unicità».

Sandra Milo era «una donna coraggiosa, molto avanti rispetto ai tempi che ha vissuto», concorda Alberto Matano. Poi si torna alla tenerezza del figlio Ciro. «È stata una mamma sincera, vera, molto presente con noi - racconta commosso -. Una parte di me se n'è andata lassù con lei. Era bella, dolce apprensiva e con una pazienza fuori dal comune. Ha fatto qualsisia cosa per noi. Le ho stretto la mano fino all’ultimo». Dopo i funerali alla Chiesa degli artisti di Piazza del Popolo, Sandra Milo riposerà nella tomba di famiglia al Verano.

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