«Il futuro di Casa Savoia è oggi affidato alle Sue giovani generazioni. Si è parlato molto, in questi ultimi giorni del 2023, anche su alcune importanti testate italiane, del futuro delle Dinastie nel mondo contemporaneo. Io credo che il servizio migliore che la mia Casa possa assicurare oggi all’Italia, sia nel fare del bene attraverso la filantropia e la beneficenza e, soprattutto, nel custodire le più sacre memorie della nostra storia, della nostra cultura e delle sue composite espressioni. La nostra tradizione».
Scriveva così Vittorio Emanuele di Savoia nel tradizionale messaggio di auguri inviato lo scorso 31 dicembre, ultimo testo ufficiale dell’ex principe ereditario scomparso oggi a 86 anni. Una sorta di testamento che guardava già al futuro della dinastia: «Io credo che il servizio migliore che la mia Casa possa assicurare oggi all’Italia, sia nel fare del bene attraverso la filantropia e la beneficenza e, soprattutto, nel custodire le più sacre memorie della nostra storia, della nostra cultura e delle sue composite espressioni. La nostra tradizione. Una tradizione che è vivificante e degna di tale nome solo se non è il museo di sè stessa e non custodisce le ceneri del passato, ma ne mantiene viva la fiamma, avendo talvolta il coraggio di sfidare le proprie abitudini e gli anacronismi, ripensandosi nel mondo contemporaneo. Questo è il compito che affido alle giovani generazioni Sabaude».
Nella lettera Vittorio Emanuele non nascondeva i problemi di salute legati all’età avanzata: «Purtroppo, non mi è più possibile viaggiare con regolarità, ma porto nel cuore ogni città della nostra cara Patria, grato per le tante attestazioni di affetto che mi pervengono quotidianamente dall’amatissima Italia e che rappresentano per me una grande consolazione nei giorni più faticosi».
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