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Mutilazioni genitali: 100mila donne e bimbe a rischio in Italia

«Alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili, voluta dalle Nazioni Unite dal 2012, il pensiero degli assistenti sociali va ai 130 milioni di donne che, nel mondo, secondo i dati dell’Oms, le hanno subite e ai due milioni di bambine che rischiano la stessa sorte.

Non basta ricordare, con questa Giornata, che l’infibulazione come le altre pratiche di mutilazione genitale femminile sia una pratica barbara e ignobile che mette a rischio la loro stessa vita privandole anche di una sessualità completa e consapevole. Serve agire concretamente.

E nel nostro Paese si può farlo rilanciando proprio la cosiddetta legge Consolo, la legge numero 7 del 2006». Ad affermarlo è Laura Paradiso, presidente del Consiglio regionale del Lazio dell’Ordine degli assistenti sociali in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili.

«Si tratta di una norma - spiega Paradiso - che, da un lato, vieta e punisce queste pratiche; dall’altro, mira a proteggere le donne e le bambine a rischio che nel nostro Paese sono stimate in circa 100mila unità: tante sono quelle che risiedono in Italia e sono provenienti da Paesi dove questa pratica è ampiamente praticata».

Paradiso ricorda che «la legge Consolo punta molto sulla prevenzione: sono previste una serie di campagne informative, la realizzazione di specifiche azioni di formazione e l’attivazione di un apposito numero verde. La legge dispone, inoltre, che siano attivati una serie di programmi di cooperazione internazionale».

«Come assistenti sociali - conclude la presidente - non possiamo che essere a fianco di tutte le associazioni che si battono contro queste mutilazioni; l’auspicio è che ci sia una effettiva volontà politica di rilanciare la Legge Consolo e che si adottino - a livello regionale come a quello nazionale - tutte le misure necessarie affinchè di questa pratica medioevale resti solo il ricordo».

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