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Conferenza ad Amsterdam con il ministro Nordio: riflessioni sul legame universale tra arte e giustizia

L’ambasciatore Giorgio Novello e il ministro Carlo Nordio

La giustizia non è un atto meccanico: richiede sensibilità e interpretazione. A suo modo è un’arte e non a caso ha ispirato opere immortali. Proprio per questo esiste un legame universale e profondo tra due aspirazioni umane insopprimibili: la giustizia e la rappresentazione artistica. Questo legame è stato esplorato dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durante un incontro ad Amsterdam nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura dell’Ambasciata d’Italia nei Paesi Bassi.

Nel contesto di una missione istituzionale nella capitale olandese, il Ministro ha tenuto un’affollata conferenza dal titolo “Brevi riflessioni sulla Giustizia in Shakespeare, Rembrandt e Beethoven”. All’evento ha partecipato anche Jacopo Morrone, presidente della Commissione parlamentare sulle ecomafie. Nordio ha dimostrato come sensibilità estetica e giuridica possano intersecarsi, offrendo spunti di riflessione illuminanti. Presentato dalla direttrice dell’Istituto, Paola Cordone, e introdotto dall’Ambasciatore d’Italia nei Paesi Bassi, Giorgio Novello – intellettuale di straordinaria cultura e promotore di un nuovo umanesimo – il Ministro ha sottolineato un principio chiave: come l’arte, anche la giustizia è imperfetta, poiché non sempre può affermarsi pienamente. “Ciò che è fatto è fatto e non si può tornare indietro”, ha ricordato, suggerendo che la pena, per quanto necessaria, non può mai cancellare il delitto. Un esempio eloquente di questa imperfezione emerge nel tormento di Amleto, il principe shakespeariano angosciato dall’impossibilità di fare vera giustizia per la morte del padre. La sua vendetta culmina nella morte del fratricida Claudio, ma non ristabilisce l’ordine: segna invece la distruzione della famiglia reale e il collasso del regno. La tragedia di Shakespeare dimostra come il tentativo umano di fare giustizia possa rivelarsi imperfetto e talvolta condurre a nuove tragedie.

Non è un caso che Shakespeare sia per il Ministro un archetipo imprescindibile, tanto come magistrato quanto come scrittore. Autore, tra l’altro, del romanzo giallo ‘Il festino di Baldassarre”, ispirato all’omonima opera di Rembrandt, Nordio ha approfondito il complesso rapporto tra giustizia e misericordia, diritto e clemenza, legalità formale e sostanziale. Durante la conferenza ha analizzato tre opere di Shakespeare – “Amleto”, “Il Mercante di Venezia” e “Misura per misura” – insieme a due capolavori di Rembrandt, “Gesù presentato al popolo” e “Il Figliol prodigo”, e all’unica opera lirica di Beethoven, “Fidelio”.

Uno dei punti centrali del discorso è stata la condanna del giustizialismo cieco, amplificato dal desiderio di assecondare una “folla vociferante” e volubile, come quella ritratta in “Giulio Cesare” di Shakespeare. L’esempio dell’opera si inserisce in un filo rosso che collega tutti i casi presentati dal Ministro: la compatibilità tra giustizia e misericordia, fondata sull’umiltà come qualità essenziale del giudice. “L’arte ci insegna l’umiltà – ha affermato – e rafforza la consapevolezza che più capiamo, più sappiamo di non sapere”.

Il vero pericolo per la giustizia, secondo Nordio, non è l’errore umano, ma il “fanatismo” del magistrato, ossia la tendenza a vedere ovunque colpevoli. Altro tema toccato è stata la “sacralità” della libertà di stampa, pur riconoscendo che ogni giornalista possa essere influenzato dai propri pregiudizi o da linee editoriali.

L’intervento del Ministro ha affascinato il pubblico, dimostrando come il ruolo istituzionale possa convivere con una profonda passione per l’arte. La sua analisi delle opere di Rembrandt ha coinvolto i presenti con una competenza e un entusiasmo che hanno superato l’efficacia di molti trattati di estetica.

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