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La cagnolina Puggy di Michaela Biancofiore "debutta" al Senato

La cagnolina Puggy, della senatrice Michaela Biancofiore, è entrata per la prima volta al Senato con la "benedizione" del regolamento di Palazzo Madama. Il documento, in vigore dal 31 gennaio, autorizza i parlamentari e i loro collaboratori e i dipendenti del Senato, a portare nei propri uffici - e solo lì - i propri animali. E così l'inseparabile Puggy, un carlino di 12 anni, è la prima ad aver passato la giornata insieme alla sua 'umanà, al lavoro nella Camera alta della repubblica.

«Puggy è stata buonissima lì, com'è sempre - racconta la senatrice all’Ansa - Lei non sa cosa significa mordere, è una specie di pelouche e viaggia in tutto il mondo. Ha il tesserino internazionale ed è in regola con tutte le certificazioni».

Per Puggy in realtà è la seconda volta in quell'ufficio: «L'avevo portata qui a giugno in occasione della giornata mondiale del cane in ufficio», precisa la senatrice che guida il gruppo Civici d’Italia, Noi moderati, Maie. Stavolta, però, il suo ingresso è in piena regola.

«Io ringrazio ancora il collegio dei senatori questori che hanno varato questo regolamento - rimarca Biancofiore - e ringrazio il presidente La Russa perché finalmente il Palazzo si adegua a quello che è il sentimento generale degli italiani che sempre più spesso hanno a cuore il proprio animale domestico e preferiscono averlo accanto».

La senatrice sottolinea che ormai l’apertura agli animali di affezione - questo il termine tecnico - è sdoganata in molti luoghi di lavoro: «Succede già in parecchie grandi aziende come Unicredit o Lavazza e negli uffici di tanti comuni italiani come a Verona, a Cremona, Milano.

Gli animali possono accedere nelle corsie degli ospedali e nelle rsa. Perché non dovrebbero entrare qui? Oltretutto proprio nei palazzi legislativi che sono proprio quelli delle istituzioni che fanno le leggi anche sugli animali». E conclude: «Credo che il segnale dato al Paese dal presidente La Russa, e in generale dal Senato, è che si può colmare la distanza tra il paese reale e le istituzioni».

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