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Ora la parola d’ordine dev’essere “destagionalizzare”

Un imperativo per la Calabria

I Bronzi di Riace esposti al Museo di Reggio Calabria

Destagionalizzare. Andare oltre l’estate. È questo l’imperativo categorico cui non si può sottrarre nessun soggetto calabrese – dall’imprenditore al politico passando per il tour operator – impegnato nella filiera del turismo. Se è vero, infatti, che turismo si declina con ricchezza, “allungare” il prodotto calabrese (il clima aiuta) lavorando su una prospettiva lunga dodici mesi significherebbe produrre d’incanto maggiore profitto per tutto il territorio. Il fantastico “generale Agosto” che in 31 giorni, per anni, ha sempre salvato i numeri dell’intero settore (secondo i dati di Federalbergi), adesso non basta più alla Calabria.

È necessario avere un respiro più ampio: bisogna andare oltre il sole e il mare, oltre le “perle” di Scilla e Tropea, oltre la bellezza selvaggia dello Ionio e e le bandiere blu. La Calabria è molto altro e ha grandi risorse per diventare protagonista assoluta nel mercato globale ed essere una meta ambita nei circuiti internazionali. L’ha dimostrato nella prima estate della pandemia, quando la Calabria è stata “scoperta” da molti italiani, perché meta vicina e sicura.

Negli ultimi 70 anni ci si è accontentati di quel che offre la straordinaria bellezza di madre natura senza osare altro. Non si è investito con lungimiranza, solo il minimo indispensabile. Eppure nel piatto ci sono storia e cultura per tutti i gusti, esaltanti percorsi eno-gastronomici (i vini calabresi sono sempre più curati e apprezzati), sagre e tradizioni popolari, terme da valorizzare e un turismo religioso da esplorare...

Quest’anno cade il cinquantenario della scoperta dei Bronzi di Riace, se pienamente valorizzati i due Guerrieri (magari in un Museo Archeologico che non abbia problemi di personale) potrebbero diventare i veri testimonial del cambio di passo del turismo calabrese. Della sua avvenuta destagionalizzazione. Che non potrà avvenire con un colpo di bacchetta magica ma è necessario programmare e sfidare il futuro. Serviranno anni? Poco importa. Bisogna rimboccarsi le maniche per essere pronti e competitivi. La materia prima già c’è.

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