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L'attacco di Infantino: "Dura accettare che un figlio di immigrati italiani sia presidente Fifa"

Gianni Infantino

Nessuna difesa d’ufficio, ma la convinzione di aver sempre operato per il bene del calcio e soprattutto in modo trasparente. Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, al centro di una polemica nelle ultime settimane per gli attacchi di Football Leaks sul Fair Play Finanziario, della 'Superlega dei ricchi', del Mondiale 2026 assegnato agli Stati Uniti (insieme a Messico e Canada), sceglie la strada di una conference call con i principali organi di informazione internazionali, tra cui l’Ansa, per dire la sua e chiarire il "nuovo corso" del calcio mondiale.

FOOTBALL LEAKS: visto il ruolo che ricopre, come si fa sul campo di pallone, Infantino metaforicamente lo fa con assist eleganti ma anche tackle vigorosi, come quando dice che «posso capire che è dura accettare che un figlio di immigrati italiani abbia raggiunto una posizione come quella che occupo io». «Non c'è stato alcun illecito e tutto è stato fatto «alla luce del sole», chiarisce oggi Infantino, svizzero di nascita e figlio di immigrati italiani, replicando alle rivelazioni di Football Leaks su presunti 'alleggerimentì delle sanzioni fair play ad alcuni big club europei, quando era segretario Uefa. «Ho operato sempre in modo trasparente. Il nostro obiettivo era aiutare i club, non distruggerli. Ho incontrato Psg e Manchester City perché era il mio lavoro cercare un 'settlement', un accordo, e poi passarlo al panel giudicante che prende le decisioni indipendentemente. Comunque, questi due club sono stati multati di una ventina di milioni - ricorda - Tra i 30 club solo due non hanno trovato accordo, uno è il Milan che ha vinto il caso al Tas. Per i club esclusi è ben diverso; non pagavano i debiti, gli stipendi, che sono cose molto più gravi. Quindi, nessun favoritismo a nessuno, era mio lavoro come capo amministrazione Uefa a farlo. Il mio obbligo», dice con orgoglio l’ex segretario generale Uefa.

LA SUPERLEGA: «nessuna competizione con la Champions o campionati nazionali», chiarisce Infantino quando si parla della possibile creazione di un campionato europeo per club che rischia di diventare una Eldorado per pochi eletti. «Noi non vogliamo nulla, un mondiale per club già l’abbiamo - spiega il n.1 Fifa - ma siamo obbligati a pensare a un torneo importante e diverso». Che, secondo la Fifa, andrebbe cadenzato ogni 4 anni proprio per non dare problemi alla Champions e alle varie Leghe. "Fa parte del nostro lavoro discutere e siamo obbligati a svilupparlo, così che i club possano avere una piattaforma importante su cui crescere, restando dentro il sistema» e anche per evitare quanto accaduto nel basket e, presto, nel tennis (Coppa Davis), dove i privati hanno fatto man bassa. Per questo la task force Fifa che studia il progetto porterà le sue proposta al consiglio in programma a Miami dal 14 marzo.

MONDIALE 2026: anche qui la Fifa "non ha aiutato nessuno" risponde Infantino parlando del torneo iridato che sarà ospitato da Usa, Messico e Canada che hanno superato la candidatura del Marocco. «Ho parlato con Trump la prima volta il 28 agosto, dopo l'assegnazione del Mondiale (il 13 giugno, ndr). La Fifa ha iniziato un nuovo corso fatto di regole chiare e trasparenti, decise ancora prima di sapere quali erano i Paesi candidati e con il voto pubblico. Ci sono stati moltissimi tentativi di tornare ai vecchi tempi - ha fatto sapere Infantino - cambiando il regolamento e facendo accordi segreti. Ma noi siamo rimasti inflessibili dall’inizio alla fine, e grazie a questo abbiamo dimostrato che la Fifa è trasparente».

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