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Serie A, Allegri dice addio alla Juve: "Dovevamo separarci, ma ha deciso il club"

Questa volta l’ironia, che spesso contraddistingue le sue parole, ha lasciato spazio alla commozione. Nella sala stampa dell’Allianz Stadium, ad applaudirlo, c'era la squadra al completo e per Massimiliano Allegri è stato impossibile trattenersi. «Ragazzi, così mi fate commuovere», ammette il tecnico di fronte a Ronaldo e compagni
che, in piedi, lo applaudono. «Ma le lacrime no - aggiunge ritrovando il sorriso - ho già dato ieri».

Ci sono giornalisti arrivati anche dall’estero per ascoltare le parole del tecnico livornese il giorno dopo l'ufficializzazione dell’addio a fine stagione dopo cinque campionati e altrettanti scudetti. «Con il presidente ho parlato, abbiamo discusso del futuro - spiega -. La società ha fatto le sue valutazioni e ha ritenuto opportuno che l'allenatore non fossi più io».

Non c'è rancore nelle sue parole: «Nei rapporti professionali ci si può dividere, sono state scritte cose inesatte. Non ho chiesto rivoluzioni, giocatori o anni di contratto, non ci eravamo neanche arrivati. Ma si deve capire quando arriva il momento di separarsi». Meglio lasciarsi col sorriso che proseguire insieme litigando. «Domani bisogna festeggiare due cose. Una è la vittoria dello scudetto, l’altra è l’addio di Andrea Barzagli, il professore dei difensori. Quindi domani sera deve essere una bellissima serata, sono stati cinque anni veramente straordinari».

Un lustro che in pochi pensavano tanto bello al suo arrivo a Vinovo, il 16 luglio 2014, con i tifosi a contestarlo dopo l’addio choc di Antonio Conte. «La prima cosa che ho pensato, era che stavo calcando i campi del mio primo cavallo, Mid Summer Night Dream, che lì aveva vinto tre corse. Che avremmo fatto una grande stagione lo sapevo, infatti avevo il sorriso sulle labbra». Anni di successi, ma anche di critiche per il gioco espresso dalla squadra sull'altare del risultato, un obbligo quando si allena alla Juventus, una colpa per una parte della tifoseria bianconera.

«Alla fine devi arrivare a centrare gli obiettivi, qui sai che devi vincere. Nella vita ci sono le categorie, chi vince e chi no: se non vincono mai ci sarà un motivo - si toglie qualche sassolino Allegri -. Ho avuto Cellino a Cagliari, è retrocesso una volta sola e, adesso che è tornato, ha portato il Brescia in A in un anno. È più bravo degli altri, non c'è
niente da fare». Anche i più bravi, però, possono stare fermi ed è proprio quello che farà Allegri.

«Ora non so niente, so solo che domani bisogna andare in campo e festeggiare. Il futuro lo vedremo, magari una pausa può farmi bene, ho bisogno anche di riposare - conclude Allegri - Poi è normale che dopo il 15 luglio potrei avere voglia di tornare a lavorare. Valuteremo le proposte, se ci saranno, altrimenti mi occuperò un pò più a me stesso, ai miei figli, alla mia compagna, a mio padre e a mia sorella, a quegli scellerati dei miei amici...».

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