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Asprilla choc: "I narcos volevano uccidere Chilavert"

I narcos volevano uccidere Josè Luis Chilavert, portiere-goleador del Paraguay, e fu Faustino Asprilla ad impedire che ciò accadesse, salvando quindi la vita al rivale di campo.

Lo ha raccontato lo stesso ex attaccante del Parma nel documentario trasmesso dall’emittente colombiana Telepacifico, «Faustino il Grande». Tutto comincia il 2 aprile 1997, quando ad Asuncion si gioca una partita delle qualificazioni del Mondiale di Francia '98 tra Paraguay e Colombia.

Finisce 2-1 per i padroni di casa, al termine di una sfida molto tesa, in cui accade di tutto. Chilavert e Asprilla sull'1-0 per i padroni di casa si azzuffano in area: l’attaccante colpisce in bocca il portiere dopo aver ricevuto uno sputo.

L’arbitro brasiliano Wilson Souza de Mendonca fischia il rigore per la Colombia ed espelle i due. Asprilla si avvia verso la panchina, ma viene raggiunto da Chilavert che lo colpisce con un pugno, ne nasce una zuffa in campo che provoca l’interruzione temporanea del match, come ricorda Asprilla nel documentario.

Dopo la partita la nazionale colombiana rientra in albergo e qui l’ex del Parma riceve una telefonata da Julio Cesar Correa Valdes, narcotrafficante membro del Cartello di Medellin che si trova anche lui ad Asuncion e lo invita a raggiungerlo in un altro hotel della capitale paraguayana.

Il calciatore accetta, e si fa accompagnare dal compagno di nazionale Victor Hugo Aristizabal. Arrivato nel luogo dell’appuntamento, trova un Valdes molto irritato per il risultato della partita e soprattutto arrabbiatissimo con Chilavert per il suo comportamento.

Con lui ci sono altri due uomini, e a quel punto, sempre secondo il racconto di Asprilla, Valdes gli dice così: «loro due sono killer professionisti, e abbiamo bisogno che ci autorizzi che rimangano ad Asuncion per uccidere quel ciccione di Chilavert».

«Io mi spaventai - è il ricordo del colombiano che in carriera ha giocato anche nel Newcastle e nel Palmeiras - e gli dissi che era una pazzia, che non poteva farlo perché sarebbe stata la fine del calcio colombiano. Gli spiegai che ciò che succede sul campo, lì deve rimanere».

Alla fine, dopo altre discussioni, «convinsi Valdes a lasciar perdere», e per questo adesso si può dire che Asprilla abbia salvato la vita a Chilavert.

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