Minacce aggravate e detenzione di munizioni. Sono le ipotesi di reato al centro dell’indagine della Procura di Milano aperta dopo che l’allenatore dell’Inter Antonio Conte ha ricevuto una busta con dentro una lettera con frasi minatorie e una cartuccia di plastica inesplosa di un fucile da caccia. L’inchiesta, coordinata da Alberto Nobili, il responsabile dell’antiterrorismo milanese al quale stamane è arrivata l'informativa sull'episodio, è stata delegata ai Carabinieri del nucleo investigativo.
Già da ieri, invece, è scattata la 'vigilanza dinamica'. Si tratta di una misura di protezione, una 'tutela' di livello basso, disposta dalla Prefettura che prevede la sorveglianza di pattuglie di polizia e carabinieri che passeranno in strada con maggior frequenza attorno allo stabile dove vive l’allenatore, e agli uffici della società nerazzurra. Ed è stata proprio la società, stamane, a voler precisare le circostanze della vicenda. «Antonio Conte - ha fatto sapere all’Ansa - non ha ricevuto personalmente alcuna lettera minatoria e, di conseguenza, non si è recato in prima persona a sporgere denuncia.
È stato il club a ricevere una lettera e, come da prassi in questo genere di situazioni, ha provveduto a rivolgersi alle autorità competenti». Ovviamente a destare una maggiore preoccupazione, stavolta, è stata la cartuccia contenuta nel plico. Sorpresa, e anche risentita, la moglie dell’ex tecnico della nazionale, Elisabetta Muscarello: «Per la cronaca: la storia del proiettile è una bufala! - ha scritto sul suo profilo Facebook - E comunque in Italia siamo messi proprio male come comunicazione. Per la serie: mi alzo, invento e scrivo! Senza pensare mai alle conseguenze».
"Non ne sapevo niente. Non so neanche il motivo per cui oggi alla fine sembra così facile che manifestazioni d’odio si rivolgano ai singoli, anche in maniera sorprendente», ha commentato il sindaco di Milano Beppe Sala a margine di un incontro al Pirelli HangarBicocca. «La solidarietà è per definizione. - ha aggiunto - Non riesco neanche a immagine il motivo per cui un allenatore di calcio possa venire minacciato. Gli scriverò". Proprio Conte, un paio di mesi fa, si era schierato contro il razzismo alla vigilia del derby, dopo i gravi episodi con Kessie a Verona e Lukaku a Cagliari oggetto di episodi di discriminazione. In quell'occasione l’allenatore non si era risparmiato.
«Sono tornato dopo 3 anni e ho trovato tantissimo odio e rancore. L’Italia - aveva osservato - è peggiorata all’ennesima potenza, invece di migliorare. Ho avuto la fortuna di aver avuto un’esperienza in Inghilterra». E dopo pochi giorni aveva rincarato la dose, parlando in prima persona: «Leggo già di possibili insulti al mio ritorno a Torino - aveva detto da ex tecnico Juve - Chi scrive o parla di questo alimenta rancore e odio: e in Italia chi odia di più ha sempre ragione».
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