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Che figuraccia: Italia senza bandiera alle Olimpiadi di Tokyo! La decisione del Cio

La crisi di governo ha reso inevitabile la decisione del Cio. Il Coni con la riforma dello sport ha perso la sua autonomia

Meno di 48 ore per capire cosa ne sarà dello sport italiano alle Olimpiadi. Il d-day è fissato per mercoledì 27 gennaio, il giorno della riunione dell’Esecutivo del Comitato olimpico internazionale che dovrà pronunciarsi su quello che il Cio ha indicato come mancato rispetto della carta olimpica da parte dell’Italia per quanto riguarda l’autonomia del Coni.

Si rischia la partecipazione ai Giochi di Tokyo senza tricolore e senza inno di Mameli. Un segnale del Governo di Conte - è l’auspicio ribadito ancora oggi dal presidente del Coni, Malagò - in tempi strettissimi, potrebbe evitare quella che in diversi prefigurano come una "figuraccia" mondiale. In audizione presso le Commissioni riunite VII, VIII e IX della Camera dei Deputati, Malagò ha detto che «si può ancora risolvere questa situazione, fino al 27 gennaio, abbiamo tempo per farlo. Il Cio non chiede nulla di diverso da ciò che il governo italiano si è sempre impegnato di fare, per la prima volta il 24 giugno 2019 quando l'Esecutivo ha firmato l’host city contract per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026». Insomma, tutto è nella mani del governo Conte, che alle prese con la crisi ha convocato per domani un consiglio dei ministri. Di figuraccia parlano diverse forze parlamentari, dai renziani Sbrollini e Nencini, a Gasparri di Forza Italia; Rampelli (FdI) chiede rispetto per gli atleti, la Lega attacca Spadafora, Valente dei Cinquestelle chiede un intervento mirato rilanciando la richiesta di intervenire sul personale. Secondo il presidente del Coni «ci siamo ridotti così perché la società Sport e Salute, diventata emanazione del governo, nel frattempo non ha scorporato le funzioni del Coni: pianta organica e asset. Nell’ambito delle sue funzioni, il Coni non può dipendere da una società del governo. Credo che c'è la volontà di sistemare la situazione ma per colpa della politica questo discorso in 25 mesi non è stato risolto».

Il presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli, sempre in audizione, ha sottolineato che «mai Sport e Salute ha inciso o tentato di incidere sull'autonomia del Coni. Il Cio ci chiede maggiore autonomia o ci chiede una legge? - ha aggiunto Cozzoli - Da quello che abbiamo letto si chiede un ritorno al passato. Sport e Salute aveva proposto una soluzione tempestiva, semplice, lineare, peraltro sollecitata dal Coni in una lettera del settembre 2019. Evidentemente questa soluzione non va più bene al Coni. Abbiamo invitato il Coni per aiutarci a definire il contratto di servizio per legge e non abbiamo avuto risposta. Noi siamo disponibili a dare al Coni il personale e i servizi che chiede ma la sensazione è che oggi siamo solo noi a cercare una soluzione istituzionale». Di certo c'è il fatto che da due anni a questa parte il Cio ritiene l’Italia non in linea con la Carta Olimpica e tecnicamente è sanzionabile, come ha spiegato Francesco Ricci Bitti, a lungo membro Cio e ora presidente dell’Asoif (l'ente che riunisce le Federazioni internazionali olimpiche estive). "Ho avuto una conference call con Thomas Bach, se avessero già deciso lo avrei saputo. La situazione comunque è molto chiara: l'Italia è fuori dalle regole della carta olimpica da due anni e quindi anche la pazienza della gente che in generale cerca soluzioni e non sanzioni è alla fine e quindi è sanzionabilissima. L’unica cosa da vedere è se l’esecutivo dà la sanzione o decide per una "condizionale". Sono le uniche due possibilità. Certo in due anni c'era tempo sufficiente e questo giustifica lo spazientirsi delle autorità del Cio».

Petrucci: "Possiamo ancora evitare onta"

«Non credo il Cio abbia preso una decisione ma è veramente grave. O non c'è la volontà o non c'è l’autorità, o non si è capita la gravità della situazione». Così il presidente della Fip (Federazione italiana pallacanestro), Giovanni Petrucci, ai microfoni di "Radio Anch’io Sport" su Rai RadioUno, circa la possibilità che il Cio, il prossimo 27 gennaio, sanzioni l’Italia per violazioni delle regole circa l’autonomia sport in vista dei Giochi di Tokyo. «Mai si è arrivati a un punto tale, come Coni siamo nel G1 e e come risultati nel G6: non possiamo essere umiliati perché non ancora c'è la piena autonomia dello sport italiano - prosegue il numero uno Fip ed ex presidente del Coni - si è fatta tanta ironia sui presidenti federali, che poi sono sempre stati confermati. Sono dei misteri: per cambiare lo sport bisogna conoscerlo, lo stato ha il diritto-dovere di intervenire ma negli ultimi anni abbiamo avuto cinque riforme. Negli interventi del Parlamento non è mai uscita la parola sport: sono segnali allarmanti, è vero che siamo in una pandemia devastante ma non c'è la cultura dello sport».
Secondo Petrucci, però, c'è ancora tempo per evitare una sanzione del Cio: «Non credo si arrivi a tanto, se c'è un minimo di buona volontà a fare un decreto legge, su una cosa semplicissima, non ci vuole nulla. E poi, Malagò sarà confermato tra qualche mese, lo sport italiano continua a ottenere risultati straordinari e tra poche settimane c'è Cortina (i Mondiali di sci, ndr): siamo sconfortati ma nonostante tutto resto ottimista. Per me si farà un Consiglio dei ministri tra oggi e domani, non possiamo avere quest’onta in giro del mondo. Malagò è un membro del Cio, none» un passante».

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