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Serie A, turbolento fine stagione tra Lazio e Torino. Lite furibonda tra Cairo ed Immobile

Volano gli stracci tra il presidente del club granata ed il bomber biancoceleste

Il rigore sbattuto sul palo dall’exfigliol prodigo e la conseguente festa salvezza del Torino proseguita poi negli spogliatoi. Non per tutti però. Tra il presidente del Torino Urbano Cairo e l’attaccante della Lazio, e due volte ex granata Ciro Immobile, sono volati stracci. E gli strascichi, figli degli ormai eterni veleni tra Lazio e Toro, si sono protratti fino a oggi, quando il club biancoceleste in difesa del suo giocatore ha emesso una dura nota in cui denuncia le «accuse infamanti» subite da Immobile e la volontà di "tutelare in ogni sede», il proprio giocatore. E pensare che a fine partita, ieri sera, lo stesso Cairo aveva dichiarato: «La Lazio ha onorato il campionato, complimenti».

Il tutto all’insegna del fairplay, nonostante a fine match in campo fosse scoppiato il parapiglia tra le due squadre e oggi il giudice sportivo abbia inibito il ds Igli Tare fino a fine mese per aver inseguito a fine primo tempo l’arbitro negli spogliatoi e "ripetutamente inveito nei confronti del medesimo urlando espressioni irriguardose».

Poi attorno a mezzanotte ecco il post della discordia che rivela ciò che sarebbe accaduto negli spogliatoi finita la gara
sul campo. Il presidente Cairo avrebbe rivolto offese e accuse a Immobile, incolpandolo «di aver giocato col sangue agli occhi» e di aver giocato «positivo al Covid» nella gara d’andata. Immediato il commento della moglie Jessica, che in un messaggio ("povero mondo") ha preso le difese del marito. «Tutti sanno chi è Ciro Immobile. Dentro il campo, e soprattutto fuori», ha aggiunto il bomber biancoceleste, rimarcando il suo rispetto per le regole.

A quest’ultima frase si è appellato Cairo, che in una nota di stamane ha risposto a Immobile per le rime: «Sostiene
che tutti sanno chi è Ciro Immobile? Anch’io so chi è Ciro Immobile», e via una sequela di rancori evidentemente mai sopiti, fin dai tempi del primo approdo al Torino ("dopo un campionato deludente al Genoa per rilanciarsi"), poi i due fallimenti al Borussia Dortmund e al Siviglia, ai quali secondo Cairo, Immobile «mi ha telefonato e mi ha chiesto per favore di tornare al Toro. Io, che gli ero affezionato, l’ho accontentato». Ma dopo «un girone di ritorno non molto brillante», il numero uno granata spiega che per «affetto» loavrebbe ancora una volta riscattato ma quella volta «non mi ha chiamato personalmente, ma mi ha fatto dire dal suo procuratore, che per motivi personali non poteva restare a Torino. E allora non l’ho riscattato perché ho capito chi è Ciro Immobile».

L’ennesimo screzio quest’anno avvenuto sull'asse Torino-Romasponda biancoceleste. Dopo i dissidi sui tamponi relativi alla gara d’andata finita 3-4 per la Lazio, e il recupero della gara di ieri finito per tre gradi di giudizio prima di poter essere giocata, stavolta nelle mire di Cairo non c'è Lotito ma uno dei suoi figliocci. Per questo non è mancata la presa di posizione della società, che ha denunciato «cose molto gravi per il mondo dello sport - la nota del portavoce Roberto Rao - che la Lazio non può far passare sotto silenzio. Qualcuno dovrà rispondere nelle sedi preposte.

Tuteleremo il nostro capitano e la società in tutte le sedi, legali e sportive, dalle accuse infamanti che rispediamo convintamente al mittente». Accuse che ora sono anche al vaglio della procura federale, che conosce già molto bene
tutti i protagonisti della storia.

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