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La morte di Maradona, otto rinvii a giudizio per omicidio colposo

Otto operatori sanitari saranno processati per omicidio colposo con circostanze aggravanti, al termine delle indagini sulla morte di Diego Maradona, avvenuta nel 2020 all’età di 60 anni, a causa di un infarto. Un giudice di San Isidro ha stabilito il rinvio a giudizio degli otto, tra i quali un neurochirurgo medico di famiglia, uno psichiatra, un dirigente infermieristico ed alcuni infermieri. L’accusa aveva chiesto il giudizio lo scorso aprile, segnalando carenze e negligenze nelle cure dell’ex stella del calcio, convalescente a casa il giorno del decesso, avvenuto il 25 novembre di due anni fa. Maradona, morto da solo in una residenza a nord di Buenos Aires, si stava riprendendo da un intervento di neurochirurgia. Soffriva di problemi ai reni e al fegato, insufficienza cardiaca, deterioramento neurologico e dipendenza da alcol e droghe psicotrope. Gli otto saranno processati per «omicidio semplice con dolo eventuale».

Rischiano condanne che vanno dagli 8 ai 25 anni di reclusione, ma dovrebbero apparire in libertà al processo, poiché la procura di San Isidro non ne ha chiesto la custodia cautelare. Secondo i pm, il personale preposto ad accudire Maradona era stato «protagonista di un ricovero domiciliare senza precedenti, totalmente carente e sconsiderato», e aveva commesso una «serie di improvvisazioni, cattiva gestione e inadempienze». Una perizia, nell’ambito delle indagini, aveva concluso che l'ex giocatore era stato «abbandonato al suo destino» dalla propria equipe medica, portandolo a una lenta agonia. Tutti hanno respinto le accuse. Leopoldo Luque, medico curante e confidente di Maradona, si è detto «orgoglioso di ciò che (egli) ha fatto», affermando di aver «cercato di aiutare» Maradona. Nessuna data è stata avanzata in questa fase per lo svolgimento del processo.

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