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I sessant’anni di Rampulla: "Quel gol fu una mia intuizione"

L’ex portiere della Juventus, passato alla storia per la rete di testa in un Atalanta-Cremonese, da Patti al grande salto. «Ero pronto per Napoli, poi... Buffon il più grande di tutti». Oggi lavora alla Salernitana

Era il 1992 e Michelangelo Rampulla da Patti decise di entrare nella storia del calcio. Come? Andando a far gol da... portiere! Fu un evento straordinario perché fino a quel giorno nessun guardiapali portiere si era “permesso” di andare a rete su azione.
Michelangelo Rampulla compie oggi 60 anni e ne sono passati trenta da quando, al 92’ di un Atalanta-Cremonese del 23 febbraio ’92, sugli sviluppi di un calcio di punizione lasciò la sua area per svettare di testa e segnare la rete del pareggio grigiorosso. Fu il primo gol per un portiere in Serie A durante un’azione di gioco. «Andare in area fu una mia intuizione, non un suggerimento della panchina – racconta ancora con orgoglio l’ex estremo difensore della Cremonese –. Qualche mese prima vidi Pagliuca prendere il palo in un Samp-Torino. Pensai: prima o poi devo provarci. Poi è successo. Purtroppo, aggiungo. Perché se il portiere va in avanti vuol dire che la squadra sta perdendo. Ma mi è sempre piaciuto far gol. Anche nelle partitine di allenamento spesso giocavo davanti».
In porta per l’Atalanta c’era l’amico Ferron: «Mi disse: “Proprio tu”. Risposi: “Meglio io che un altro, no?”». Dopo di lui fu il turno di Taibi e Brignoli, oltre ad Amelia in Coppa Uefa: «Sono gol diversi. Quello di Brignoli è il più bello. Il mio è di rapina, forse il meno bello, più da opportunista».
Rampulla diventò portiere «grazie a papà. Era un grande appassionato di calcio e del ruolo. Mi mise in testa questa cosa del portiere. Poi me ne innamorai», ricorda Rampulla.

Dalla Pattese al Varese, la svolta di carriera nel 1980 sotto la spinta di un giovanissimo Beppe Marotta: «Abbiamo pochi anni di differenza, lui era alla prima stagione da direttore sportivo. Era già competente, sia a livello calcistico sia a livello manageriale».
Nel 1985 il passaggio sfumato al Napoli («Ero a Cesena, rimandarono l’affare a giugno e non se ne fece nulla»), poi la Juventus sette anni più tardi, un «sogno diventato realtà» per uno che tifava per la Vecchia Signora sin da bambino, quando giocava per le strade della sua Patti. «Ricordo il primo giorno. Mi accompagnò un amico giornalista. L’ingresso nello spogliatoio fu un’emozione unica». La parata più bella fu in bianconero: «A Parigi contro il Psg su un tocco da biliardo di Weah».
Per Rampulla, sono stati tre i grandi colleghi a Torino: «Peruzzi straordinario, si imparava sempre qualcosa. Un’esplosività e una sicurezza incredibili». Poi Van der Sar, il primo portiere straniero della storia della Signora: «Non fu facile per lui calarsi nella realtà della Juventus e in un campionato diverso. Ma in carriera ha dimostrato di essere un fuoriclasse». Fino a Gigi Buffon, un «immenso portiere».
Sul futuro dell’ex Juve, ora al Parma, Rampulla non ha dubbi: «Lo vedo bene, anche se qualche acciacco te lo porti dietro per più tempo a questa età. Però dipende sempre dalla voglia che si ha di giocare».

Ora la testa è sulla Salernitana, in qualità di preparatore dei portieri: «Non parlerei di miracolo salvezza, è stato fatto semplicemente un lavoro straordinario in pochissimo tempo da parte di società e staff. E la fortuna aiuta gli audaci. Qui mi trovo bene, con i miei portieri e con il resto dello staff». Il futuro? «Spero di festeggiare il prossimo compleanno con un’altra salvezza». E sarebbe un altro miracolo per un portiere abituato a riscrivere la storia.

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