Quattro finali perse su quattro, ma è un flop solo sull'almanacco. Adesso si accorgono di nuovo che il calcio italiano esiste
Sul librone del calcio 2023 non ci sarà traccia di noi, come d'altronde accade ormai da anni. E solo perché gli almanacchi hanno questo brutto vizio di sottolineare il nome delle squadre che non si limitano a sfilare davanti alle coppe, ma le alzano pure. Succede così da sempre, non possiamo certo lamentarci noi italiani che in passato abbiamo celebrato a lungo la nostra attitudine a esserci, da numeri uno indiscussi, su quel librone. Poi, qualcosa si è rotto: colpe nostre (utilizzo scriteriato delle risorse economiche, gestione poco oculata dei vivai, irruzione del Decreto crescita, ecc. ecc.) abbinate alle colpe del sistema (in Europa il Fairplay finanziario sembra non valere per le proprietà arabe) hanno fatto sì che l'Italia piombasse nell'oblio. Siamo diventati la ruota di scorta degli scarti altrui o, al limite, il luogo ideale dei campionissimi che vogliono svernare senza troppo pretese economiche (perché il sole, il mare e la cucina di qualità non può toglierla neanche il Decreto crescita). Ma - finalmente - c'è un però: la stagione 2022-2023. Perché è vero che sugli almanacchi finiscono giustamente i vincitori e dei vinti non c'è traccia, ma succede la stessa cosa quando si costruiscono le case: non si vedono, ma le fondamenta reggono tutto ciò che è visibile in superficie. Ecco, volendo restare nella metafora, l'annata appena trascorsa deve essere la base sulla quale costruire la riscossa. Basti dare un'occhiata ai numeri: tre finaliste su tre nelle Coppe europee (Roma sconfitta dal Siviglia in Europa League, Fiorentina ko con il West Ham in Conference League e Inter battuta dal City in Champions) e cinque semifinaliste (da considerare, infatti, anche la Juve in El e il Milan in Champions). Ma la notizia migliore, sottovalutata da più, è la prima storica finale dell'Under 20 dell'Italia in un Mondiale. Non era mai accaduto. La sconfitta sul filo di lana contro l'Uruguay (che ha sancito il cocente 0-4 del calcio italiano nelle ultime settimane) non cancella il percorso brillante della squadra di Nunziata. Cosa significa? Che le giovani leve azzurre fanno sul serio e lo hanno dimostrato. In un Italia sempre più orfana di talenti - in senso stretto, quelli che danno del “tu” alla palla - vedere all'opera l'empolese Baldanzi e il fantasista dell'Udinese Pafundi fa ben sperare. Ma davvero tanto. Così come ammirare la personalità del centrocampista Casadei. Meno sponsorizzati ma comunque da tenere d'occhio l'attaccante interista Esposito (il terzo della famiglia) o dell'altro centrocampista, scuola Atalanta, Giovane. La valle degli azzurrini è... verde, verdissima. Guai a non tenerli in considerazione, sia perché è necessario (urgente) rinnovare, sia perché su quel maledetto librone (un tempo, per noi, benedetto) non finisce chi guarda gli altri festeggiare. Ed è ora di rispolverarli quei fasti.