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Cosenza ’94-’95, la squadra perfetta. Pagliuso: “L'affare Lucarelli nacque... a Cuba”. Zac: “Negri? Titubante all'inizio”. Quella partita tra granchi ATTO II

La squadra perfetta, in una stagione imperfetta. Il Cosenza calcio targato Zaccheroni, nella stagione 1994-1995, dovette coesistere con molteplici difficoltà e contrattempi. Ecco perché l'impresa-salvezza va ben al di là dell'aver assorbito a tempo di record la penalizzazione di 9 punti. «Ricordo che ci recavamo in trasferta, anche al Nord, in pullman. Erano viaggi lunghissimi. Se non erro il mezzo lo metteva a disposizione la Regione e la società pagava il carburante», svela Zaccheroni, ormai quasi pienamente recuperato dopo il brutto incidente casalingo che lo ha tenuto per diverse settimane ai box. «Quanto al campo di allenamento: il Sanvitino - struttura adiacente al terreno di gioco del San Vito - lo abbiamo visto solo per qualche giorno perché sono iniziati i lavori quasi subito. Non era facile lavorare in quelle condizioni».

L'affare Negri-Lucarelli

Nella seconda puntata di Carta Saggia, dedicata al focus su quel Cosenza, c'è spazio anche per un bel po' di amarcord. Il patron dell'epoca, Paolo Fabiano Pagliuso, ad esempio ricorda l'affare Lucarelli, erede di Negri nella stagione successiva: «Il nostro centravanti principe, dopo un campionato sempre ai vertici della classifica cannonieri, andò in vacanza a Cuba e li trovò i dirigenti del Perugia, con cui raggiunse un accordo. Il patron dell'epoca degli umbri, Luciano Gaucci, raggiunse l'accordo con lui ma non aveva i soldi per acquistarlo dal Cosenza. Mi mandò a chiamare, a margine di una riunione di Lega, e andai a colloquio con lui. Non poteva fare una brutta figura perché aveva già annunciato Negri e mi chiese un aiuto. Gli proposi uno scambio di prestiti a breve scadenza, con la promessa che Gaucci avrebbe comprato Negri a stagione in corso: scelsi tre tra i migliori giocatori del vivaio del Perugia dell'epoca - in cui giocavano anche futuri campioni come Gattuso, Baiocco e Liverani, ma ancora non erano pronti per la cadetteria - ovvero Pierotti, Gioacchini e soprattutto Cristiano Lucarelli. Quest'ultimo dopo i primi mesi convinse tutti a suon di gol. E così io mi tenni i tre ragazzi e il Perugia mantenne Negri».

Anche Zac ha ben impresso «Ricordo che Marco Negri, reduce da una stagione insieme a me in C con la maglia del Bologna, inizialmente era titubante. Ma lo conoscevo, perché in Emilia aveva seguito lo stesso percorso nella passata stagione. Poi è stato lui stesso a convincersi che a Cosenza avrebbe sfondato. Noi, dal canto nostro, probabilmente abbiamo toccato le corde giuste. Partivamo sempre 1-0...».

Il grande cuore di Aldo Monza messo in risalto da Franco Rosito

I ricordi pian piano riaffiorano in superficie. Anche nella mente di chi di acqua sotto i ponti rossoblù ne ha vista scorrere parecchia. Il redattore di Gazzetta del Sud, Franco Rosito, ricorda come i rapporti tra i giocatori del Cosenza e la stampa cosentina fossero sì professionali ma a volte anche molto stretti. «Con l'intercessione del collega Valter Leone, il calciatore Aldo Monza ci presto il suo fuoristrada consentendoci di recarci a Lecce, in trasferta: essendo targato Milano ci avrebbe messo a riparo da qualsiasi problema con eventuali tifosi facinorosi salentini. Purtroppo, però, un adesivo cosentino rese riconoscibile la nostra auto e, pochi metri dopo essere scesi, ci siamo resi conto che il fuoristrada di Monza era stato preso a bastonate e pietrate. Completamente distrutto. Ma da gran signore qual era, il centrocampista rossoblù non ci fece pagare nulla».

La partita dei granchi e la fuga dall'hotel

Ma un grande gruppo si costruisce fuori dal rettangolo di gioco. E il Cosenza di Zac era un grandissimo gruppo. Talmente affiatato da concedersi qualche lusso e non risentirne in campo. A cavallo di due trasferte, ad esempio, forti dell'assenza del tecnico impegnato a visionare una partita, alcuni giocatori del Cosenza convinsero l'autista del pullman della squadra a portarli in giro per la città. Fecero le ore piccole e rientrarono in hotel con uno stratagemma, coinvolgendo l'incolpevole Zunico (li fece entrare dal suo balcone), rimasto in camera, quella sera. Zaccheroni, appostato all'esterno dell'albergo, si accorse dell'“imbroglio”. Con chi se la prese? Proprio con Zunico, che... rispose per le rime. In campo, nella partita successiva, la squadra giocò una delle sue partite migliori. Così come accade dopo l'allenamento in cui Zaccheroni se ne rientrò negli spogliatoi, accusando i suoi ragazzi di scarso impegno. Il motivo? Aldo Monza e compagni si erano inventati la partita dei granchi. Sì, avete letto bene: la partita dei granchi, ovvero una gara in cui ognuno dei protagonisti doveva muoversi proprio come i crostacei. «Eravamo tutti col sedere per terra», ricordano i protagonisti della bravata. Un diversivo? No, ulteriore benzina per accendere il sacro fuoco dell'agonismo che ardeva in ognuno dei ragazzi di Zac. Ecco perché quel gruppo favoloso centrò l'impresa più grande del calcio cosentino.

Montaggio-video di Enrico Newton Battaglia

Prossima e ultima puntata di Carta Saggia - Cosenza ’94-’95, la squadra perfetta - il 9 settembre

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