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Ginnastica, per l'allenatrice Maccarini solo ammonizione al processo sportivo: "Troppo affetto"

L’allenatrice della nazionale di ritmica, Emanuela Maccarani al Tribunale federale nazionale della ginnastica, Roma, 29 settembre 2023. Il Tribunale ha ammonito Emanuela Maccarani ed ha assolto la sua assistente Olga Tishina. Le due erano a processo sportivo per "aver adottato metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità ponendo in essere pressioni psicologiche e provando in alcune ginnaste l'insorgere di disturbi alimentari e psicologici" dopo le denunce di Nina Corradini e Anna Basta. Il collegio si riserva dieci giorni di tempo per depositare le motivazioni. ANSA/CLAUDIO PERI

Undici mesi di accuse e difesa, per un processo sportivo con quattro udienze di cui una a Milano e tre a Roma, per arrivare fino alla sentenza di oggi che "ammonisce" l’allenatrice della nazionale di ritmica, Emanuela Maccarani, ed assolve la sua assistente Olga Tishina, entrambe indagate dalla procura federale sportiva dopo le denunce di abusi psicologici delle ex ginnaste Nina Corradini e Anna Basta.

"Prendo atto della decisione del Tribunale sportivo, che purtroppo non mi sorprende", ha commentato Corradini che per prima aveva denunciato pubblicamente i presunti abusi psicologici subiti. Il collegio del tribunale federale, presieduto da Marco Leoni, si riserva dieci giorni di tempo per la pubblicazione delle motivazioni di un dispositivo destinato a far discutere soprattutto per l’arringa del procuratore federale Michele Rossetti. «Non c'è prova di un comportamento vessatorio nei confronti delle ginnaste» e anzi se una colpa si può imputare a Emanuela Maccarani è quella di «eccesso di affetto nei confronti della Basta»: sono state queste le sue parole per spiegare le richieste di ammonizione per l’allenatrice che, secondo gli articoli contestati, avrebbe potuto rischiare anche una multa, o addirittura una squalifica o la radiazione.

Nulla di tutto questo, con il tribunale federale che ha confermato le richieste del procuratore federale che durante il processo è stato accompagnato anche da Livia Rossi, procuratore nazionale presso la Procura Generale dello Sport, «prestata», spiegano dalla Federginnastica, «per dare ancor maggiore trasparenza al procedimento» su richiesta dello stesso procuratore federale Rossetti. «Il punto del procedimento è trovare la linea di demarcazione tra quello che è il giusto rimprovero dell’allenatore e quando invece questo viene superato, diventando umiliazione», aveva detto Livia Rossi in apertura d’udienza, trovando risposta nelle parole del procuratore federale Rossetti secondo il quale non sussistono prove «di comportamenti vessatori finalizzati all’ottenimento delle medaglie».

Da qui la richiesta di ammonizione per la Maccarani e di assoluzione per la Tishina che «non ha compiuto il fatto». La difesa dell’allenatrice delle Farfalle chiedeva però l'assoluzione totale perché secondo l’avvocato Avilio Presutti a Desio il clima era «familiare», mentre alla Maccarani «spetterebbe una medaglia per non aver abbandonato Anna Basta», visti i problemi dell’ex ginnasta nel mantenere il peso forma durante il suo periodo all’Accademia. Un’arringa, quella di Presutti, che ha anticipato una camera di consiglio durata circa due ore e che ha portato alla sentenza di primo grado a livello di giustizia sportiva. Se la Maccarani farà ricorso alla Corte federale d’appello per veder tolta anche l’ammonizione è ancora presto per dirlo. Bisognerà aspettare le motivazioni. Nel frattempo l’allenatrice ripercorre undici mesi che definisce "dolorosi e difficili", ribandendo di «avere la coscienza a posto», nonostante una ferita che «rimarrà per tutta la vita».

Intanto la prima partita è chiusa, in attesa che la procura di Monza faccia il proprio lavoro con la giustizia ordinaria. Rabbia da parte della Corradini: «Scoprire che gli abusi subìti da me, Anna Basta e le altre vengono giustificati come "eccesso d’affetto», mostra in maniera inequivocabile la distanza tra le atlete e l’organo che dovrebbe garantire la loro tutela», conclude.

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