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Jannik Sinner, lettera dal futuro: “Tranquillo, diventerai il tennista italiano più forte di sempre: il numero uno al mondo”

Interlocutore 2: “Scusa Jannik, posso scambiare due parole con te?”
Interlocutore 1: “Non ora, sono a pezzi. Mi scusi, le chi sarebbe?”
Interlocutore 2: “Capisco come ci si possa sentire in un momento del genere”.
Interlocutore 1: “Dice? Non credo proprio. Ho avuto la possibilità di entrare nella storia, ma ho fallito?”
Interlocutore 2: “Fallito? Spiegati meglio...”
Interlocutore 1: “Sì, fallito. Non posso farci nulla, è esattamente così che mi sento. Il pubblico era tutto per me, lo avevo già battuto pochi giorni prima. Per carità, non mi facevo troppe illusioni, ma... Un momento, non mi ha ancora detto lei chi è. E soprattutto perché ha violato il sacro tempio dello spogliatoio?”.
Interlocutore 2: “Già, lo spogliatoio. Li ricordavo meno angusti questi spazi. Sono passati vent'anni, ci sta che io possa non ricordarmi. Ehi senti, ho dato un'occhiata al campo. Ma gli arbitri ci sono ancora?”.
Interlocutore 1: “Mi prende in giro? Ma certo che ci sono. La tecnologia avanza, ma c'è un limite a tutto”.
Interlocutore 2: “Aspetta a dirlo... e che dire... ho visto anche i seggiolini per i tifosi sugli spalti. Roba da preistoria...”
Interlocutore 1: “Ma cosa va borbottando? Senza i seggiolini e soprattutto senza tifosi non sarebbe la stessa cosa”.
Interlocutore 2: “Hai mai sentito parlare di intelligenza artif... vabbè, lasciamo perdere. Ti vedo troppo abbattuto per spoilerare più del dovuto. Ti vedo troppo giù di corda. Cosa sarà successo mai?”.
Interlocutore 1: “Ma le va di scherzare. Ho perso una finale. A casa mia. Potevo scrivere la pagina più bella della mia carriera. E invece...”
Interlocutore 2: “E invece la scriverai nei prossimi anni.”
Interlocutore 1: “Grazie per il conforto, chiunque lei sia, ma non ho bisogno di frasi o parole di circostanza”.
Interlocutore 2: “Nessuna parola di circostanza, andrà sicuramente così”.
Interlocutore 1: “Intanto già qualcuno storce il muso e domani i giornali faranno notare che negli appuntamenti clou non sono letale come dovrei. Ho la sensazione che manchi qualcosa”.
Interlocutore 2: “Io invece ne ho la certezza: manca qualcosa”.
Interlocutore 1: “Prego? Cosa intende?”.
Interlocutore 2: “Lo vedrai. Fossi in te non darei peso ai commenti o ai social. Li chiamate così, giusto?”.
Interlocutore 1: “Perché, lei come li chiama? Quando ho scelto di cambiare allenatore mi hanno criticato. Quando ho saltato la Davis mi hanno criticato. E anche domani, vedrà”.
Interlocutore 2: “E succederà ancora. Oh se succederà. Ma tanto poi sarai decisivo nella vittoria della Davis, e dimenticheranno il passato in fretta”.
Interlocutore 1: “Mi scusi, ma è qui per tirarmi su di morale o per affossarmi?”.
Interlocutore 2: “Sono qui perché so esattamente come andrà. Tranquillo, diventerai il tennista italiano più forte di sempre: il numero uno al mondo”.
Interlocutore 1: “Mi scusi, ma cosa cerca da me?”.
Interlocutore 2: “Niente, dico solo di asciugare le lacrime e incollare i cocci. Oggi è solo l'inizio di una storia stupenda”.
Interlocutore 1: “Insisto, lei chi è?”.
Interlocutore 2: “Che sbadato, non ci siamo ancora presentati. Mi chiamo Jannik Sinner, vengo dal futuro”.

Fine della storia. O forse è solo l'inizio...

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