Era solo una questione di tempo. Anche perché (di tempo) ne è già trascorso tantissimo da quando si annunciava il declino dei Fab Four del tennis mondiale in favore della nuova guardia. Ma di “nuove guardie” del tennis e di generazioni di aspiranti numeri uno al mondo, i quattro moschettieri del tennis (Roger Federer, Rafa Nadal, Novak Djokovic ad Andry Murray) ne hanno sbriciolate almeno un paio. Eppure nello sport, la migliore metafora della vita, l'eternità non esiste. Si può allungare fino al limite dell'umano la permanenza nel gotha (in questo caso del tennis) ma poi l'orologio “biologico” è impietoso per tutti. Il merito dello svizzero, dello spagnolo, del serbo e - in parte - del britannico - è stato quello di tendere a quella famosa eternità, spostando le lancette del famoso orologio più avanti possibile. Prima si è ammainata la bandiera del Regno Unito e di Andy Murray, falcidiato dagli infortuni e da un'anca ballerina che lo ha spodestato dal podio allargato prima del tempo. Poi è toccato a Roger Federer, che dopo aver rinverdito i fasti della gioventù, creandosi una seconda carriera, si è dovuto arrendere all'inevitabile sopraggiungere dei problemi fisici. Restano ancora nel circuito Rafa Nadal e Novak Djokovic, anche se lo spagnolo è reduce da mesi e mesi di stop e il recente rientro in campo ha parlato chiaro: il tramonto è vicino. Resta il solo Nole a essere altamente competitivo. Così competitivo da avere ancora i gradi di numero uno al mondo. Certo, anche per lui l'età avanza inesorabile (a maggio compirà 37 anni), ma mai quanto la nouvelle vague alle sue spalle. Il dado è tratto, non manca moltissimo, e all'orizzonte si profilano almeno un paio di sorpassi.
Non sarà un'avventura
Jannik Sinner ormai non si limita a tenere testa a Djokovic, ma fa di più: lo batte. Sia sulle brevi distanze sia sul terreno preferito del serbo (tre set su cinque). Sulla stessa linea d'onda anche lo spagnolo Carlos Alcarez, di due anni più giovane dell'atleta azzurro ma così avanti rispetto a tutti gli altri da essersi accomodato sulla poltrona di numero 1 del tennis mondiale (nel 2022) a 19 anni e quattro mesi, vincendo già due Slam (Wimbledon e Australian Open). Ecco perché ci siamo. Ecco perché non sarà un'avventura. L'era del Fab Four sta per chiudersi dopo quattro lustri (e oltre) di dominio totale. Se sarà un dualismo italo-spagnolo o ci potranno essere variazioni sul tema (dipenderà molto dalle lune di Medvedev, ad esempio) lo dirà solo il tempo (sempre lui). Al momento però tertium non datur.
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