Si può essere il tennista da battere, vincere il primo Slam di una carriera destinata a successi e restare lo stesso di sempre. Chiedere a Sinner per credere. In un mondo in cui la vera stravaganza è forse rimanere normali, ecco che Jannik ricalca a pieno la figura dell’antidivo, nonostante gli appuntamenti nella tre giorni romana. «Tifoso di Sanremo? Sì, da casa», dice troncando ogni discorso sua una sua possibile presenza sul palco più nazionalpopolare di Italia. E poi l’appello ai suoi coetanei. «Rispetto i social, ma non li amo: ai ragazzi dico, state attenti, la vita vera non è lì...». E forse neanche nelle 'vacanzè romane che lo trascinano in un vortice di impagni, personali e non. Tutti affrontati col sorriso, ma solo come breve parentesi di una vita fatta di lavoro e obiettivi.
La residenza a Montecarlo
Sorride, Sinner, anche alla domanda sulle critiche per la sua residenza a Montecarlo: torni in Italia? "Sono andato lì perchè ci viveva il mio allenatore di Bordighera: ci sono tanti tennisti, ottime strutture, e posso andare al supermercato tranquillo. Sinceramente, lì sto bene...». E anche questo è discorso chiuso. Dopo la corsa sul tapis roulant e la palestra del mattino in vista della ripresa vera ("non vado a Sanremo perchè in quei giorni devo allenarmi"), una visita alla Farnesina, dove il ministro Tajani, con Paolo Barelli (presidente Fin e capogruppo Fi alla Camera) al fianco, lo ha nominato ambasciatore italiano nel mondo della diplomazia dello sport; poi, a conferenza stampa finita, nel pomeriggio il foto shooting al Colosseo, accolto anche dai ministri Sangiuliano e Santanchè. Sinner alla mondanità e ai social preferisce i libri, alla passerella di Sanremo gli allenamenti e a celebrazioni nella sua Sesto quelle di Roma: «volevo tornare, ma non era il caso festeggiare lì», per «rispetto» del lutto che ha colpito la cittadina del Tirolo, con la morte di una mamma e dei suoi due figli in un incidente d’auto. Forse sono proprio questi i segreti di un 22enne che punta a diventare il numero uno del mondo nel tennis, ma a modo suo, nonostante la Sinner-mania imperversi per tutto il Paese.
Il no a Sanremo
«Io sono lo stesso di due settimane fa», è l’esordio nella conferenza stampa di Roma. E viene da credergli. Il sorriso è il solito, l’outfit pure. Un cardigan beige e una maglietta bianca. Niente sopra le righe. Anche per questo «farò il tifo da casa per Sanremo», mette subito in chiaro. Poi spiega: «Quando sarei dovuto essere al Festival, sarò già a lavorare ed è quello che mi piace fare, per questo non andrò». A poco, dunque, è servito anche il consiglio disinteressato della premier Meloni di ieri. Meglio lavorare senza distrazioni e anche per questo sui social network si vede solo per lavoro.
Al Colosseo
Come la foto al Colosseo con la Coppa alzata."Non mi piacciono, non ricalcano la verità. Per questo ai ragazzi dico di stare attenti. Io personalmente vivo meglio senza e continuerò a fare così": un invito pesante, nei tempi delle polemiche su haters e conseguenze dei messaggi via social. Sinner invece è questo, un decisionista, con un’impronta d’educazione fuori dal comune, e tutto quel che fa è finalizzato al risultato sportivo e agli obiettivi prefissati. In questa stagione ce ne sono diversi, perché dopo aver vinto gli Australian Open, ora vuole fare bene anche negli altri, puntare al numero uno e in mezzo prendersi una medaglia a Parigi 2024, possibilmente d’oro.
Le Olimpiadi di Parigi
«Le Olimpiadi saranno un momento chiave per la mia crescita - dice Sinner - Sono contento di giocarle e spero che l’Italia possa portare a casa più medaglie possibili». Al ruolo da portabandiera, invece, per adesso non pensa, ora l'obiettivo «è provare ad andare a caccia in ogni torneo», consapevole che in una stagione ci saranno «settimane buone e altre meno». Sicuramente quelle australiane sono state fantastiche e «quando le cose vanno bene hai sempre più voglia», giura il campione azzurro. La pressione, poi, non sa nemmeno dove sia di casa, anzi. «E' un privilegio - prosegue -. Paure particolari non ne ho, perché alla fine penso sempre che siano partite di tennis. Sono tranquillo e stiamo lavorando per raggiungere i nostri sogni». Un plurale non casuale perché lui stesso riconosce al suo team i meriti di una crescita esponenziale da giugno 2023 in poi. «Ma quando ho cambiato allenatore ho detto «mi butto nel fuoco» - racconta - Volevo conoscere un altro metodo di lavoro. Vagnozzi e Cahill insieme lavorano bene e Darren ha fatto diventare tanti tennisti dei numeri uno». A quello punta Jannik ma «a piccoli passi» perché prima «c'è da avvicinare la posizione numero tre». E chiudere gli ultimi giorni di «vacanze romane», domani al Quirinale con l'incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, insieme agli altri compagni di Coppa Davis.