Ne è passato di tempo - ma neanche poi così tanto - da quando il 20enne Luca Nardi, professione tennista, alzando il naso all'insù, poteva ammirare il poster del suo idolo: Nole Djokovic. Un mito, inarrivabile. Quasi come Diego Armando Maradona, l'altro “più forte di sempre” per l'atleta che il 6 agosto spegnerà 21 candeline e che fa il tifo (anche) per il Napoli (così come va matto per il basket e per Lebron James). Oltre che per il cannibale serbo. Ma ciò avveniva prima di... stanotte. Perché da qualche ora è cambiato tutto. Da qualche ora quel grande poster con Nole in bella mostra diventerà solo un retaggio da bambino. E magari lo sostituirà la foto della colossale impresa compiuta da Nardi a Indian Wells, prestigiosissimo Master 1000. Quello che, per intenderci, avrebbe dovuto restituire la fama di ingiocabile a Djokovic dopo la scottatura degli Australian Open (fatalità: contro l'altro azzurro - e che azzurro - Jannik Sinner, che grazie al suo connazionale può seriamente fare la bocca alla posizione numero uno al mondo). Già, perché Luca Nardi l'ha combinata grossissima, battendo il leader del ranking Atp in tre set. Che fosse un predestinato, si era intuito già sei anni fa quando, all'età di 14 anni e poco più, diventava il più giovane tennista di sempre a conquistare punti Atp. Il suo sogno è partecipare a Wimbledon e vincere, col tempo, un torneo del Grande Slam. Ecco, ancora la strada è lunga, ma nella notte americana si è “preso” il terzo sogno: battere quel meraviglioso poster della sua cameretta. Solo che, stavolta, era in carne e ossa.
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