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Sinner e il caso doping: "Non ho nulla da nascondere, collaborerò per dimostrare la mia innocenza"

Jannik Sinner non ci sta ed esprime tutta la sua amarezza sul ricorso della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, pur ostentando serenità. S'è detto «molto sorpreso e deluso» per l’appello al Tas (Tribunale di arbitrato dello sport) contro l’assoluzione del tennista azzurro n.1 al mondo in relazione al caso Clostebol. «Non è molto semplice, ma non posso controllare tutto», ha spiegato nella conferenza stampa dopo aver battuto in rimonta per 2 set a 1 il russo Roman Safiullin all’Atp 500 di Pechino, al quale partecipa da campione in carica. E poi, in una nota, Sinner ha ribadito la sua volontà di continuare a collaborare, con la certezza che la sua innocenza è già stata dimostrata: «Non ho nulla da nascondere e, come ho fatto per tutta l’estate, collaborerò pienamente con il processo d’appello e fornirò tutto ciò che è necessario per dimostrare la mia innocenza ancora una volta. Sono deluso di sapere che la Wada ha scelto di appellarsi al risultato della mia udienza Itia dopo che i giudici indipendenti mi avevano scagionato e ritenuto innocente». L’incontro al Diamond Court, il centrale del National Tennis Center della capitale cinese, è passato in secondo piano malgrado l’annuncio della Wada sia stato fatto nel mezzo del match. «Sono convinto che risulterò innocente, ma non è semplice, perché pensavo che il caso fosse finito. Però ancora non lo è e non posso controllare tutto», ha replicato Sinner, in merito all’impatto dell’azione dell’antidoping mondiale sulle sue attività e sul prosieguo del torneo. «Cerco almeno di concentrarmi il più possibile sul tennis, più che posso. Non è molto semplice in questo momento», ha ammesso il numero uno del tennis del pianeta.

«Vediamo cosa viene fuori, abbiamo fatto tre audizioni e sono uscito che ero innocente. E questo è molto positivo. Certe cose non le puoi cambiare mai». Per questo motivo, «sono abbastanza fiducioso che sarà così anche questa volta, che risulterà che sono innocente. Credo che sia ovvio" dato che «nella mia testa so che non ho fatto niente di male, nulla di sbagliato». Però, «adesso vediamo quello che dirà il Tas che è l’ultima audizione». Sul ricorso della Wada, Sinner ha affermato di averlo saputo "privatamente da qualche giorno, un paio di giorni». E questo forse spiega le incertezze mostrate nell’incontro d’esordio a Pechino contro il cileno Nicolas Jarry, anche in questo caso vinto in rimonta per 2 set a 1. «Sono sorpreso sì - ha ribadito però sapevo anche che poteva succedere. Insomma, si sapeva, tutti lo sappiamo. Però, ripeto, c'è l’ultima udienza. Vediamo anche quando sarà perché ancora non si sa». In altri termini, ha concluso l’azzurro, «sono sorpreso, ma sono abbastanza convinto che ci sarà la stessa conclusione di tutte le altre audizioni" finora tenute sulla vicenda Clostebol. Il Diamond, pieno questa volta per ben oltre la metà dei suoi 15.000 posti, gli ha riservato prima un caloroso abbraccio e, poi, un lungo applauso quando ha detto di dover migliorare il suo tennis avvicinandosi alla finale e una standing ovation, infine, quando con la racchetta ha lanciato cinque palline autografate. Sinner ha aperto il match con un doppio fallo e l'ha fatto suo con un ace: i punti estremi, sintesi del passaggio delicato che sta attraversando, «non molto semplice».

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