Già lo sentiamo il coro degli indignados di fronte a un'affermazione di tale portata: Jannik Sinner è il migliore sportivo italiano di sempre. E li sentiamo perché funziona così da sempre nel nostro Paese: quando qualcosa funziona - e funziona bene - c'è sempre una nicchia di detrattori e negazionisti pronta ad azionare la macchina del fango, del sospetto. Insinuando questo o quall'altro. Ci avevano provato sin da quando Sinner sembrava - ma sembrava solo a loro - non gradire la partecipazione alla Coppa Davis. «Normale sia così! Parliamo pur sempre di un crucco...». Ché poi l'Alto Adige, fino a prova contraria, fa pur sempre parte dello Stivale, così come Siracusa o Roma. Eppure quella Davis, poi, l'Italia l'ha vinta. Indovinate un po': trascinata da chi?
E allora poi è stato Sanremo il pungolo per stimolare il bastian contrario di turno: «Poteva andarci da Amadeus! Se la tira, eccome se se la tira». Salvo poi bacchettare lo stesso Sinner, tacciandolo di essere troppo presenzialista negli spot sponsorizzati. Ma come, non era stato eccessivo a non accettare di indossare lo smoking e andare a cantare o scimmiottare il ballo del qua qua con Fiorello? Adesso il problema sono le pubblicità. Poi, l'assist troppo ghiotto che ha fatto desistere anche gli italiani più lucidi: il caso Clostebol, il doping incamerato sotto forma di crema trasmessa involontariamente dall'ex fisioterapista durante un massaggio. Un fatto ampiamente testimoniato dalla presenza di una quantità infinitesimale della sostanza proibita nel corpo del campione. Dunque, nessuna macchia, ma la nicchia non aspettava altro e un po' il pane ce l'ha inzuppato. Nel frattempo sono arrivati un paio di Slam, qualche Master 500 e 1000, semifinali di (altri) Slam, la mancata partecipazione all'Olimpiade parigina (e giù altro fango e sospetti, logicamente legati al caso doping). Ma soprattutto è stato piazzato il mattoncino più bello di tutti: la vittoria del Master di fine anno, vincendo tutte e cinque le partite e lasciando le briciole appena agli avversari. Disarmati e impotenti. Il tutto sotto lo sguardo del pubblico di Torino, premiato con un prolungamento quinquennale delle Atp Finals a casa loro. Sarà l'effetto Sinner? Certamente che lo è, ma non ditelo ai detrattori-negazionisti, che stasera avranno tenuto l'iPhone in modalità aereo, magari aspettando un passo falso, un sospetto o la nascita di un altro campione pronto a duellare con Jannik. Ché al momento, su questo pianeta, non esiste.
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