E tre! Era favorito, ma che vincesse con percorso netto non appariva facilmente pronosticabile. Un imbarazzante cappotto. E se il numero 1 al mondo prevale sul secondo giocatore del ranking per 3 set a 0, allora significa che gli scalini tra chi siede al vertice e chi dovrebbe insidiarlo sono almeno un paio. Figuriamoci rispetto agli altri.
Jannik è sceso in campo contro il più forte dei suoi avversari, almeno in questa fase della stagione. Percentuale di servizio vicina all’80 per cento, il pieno di punti sulla prima, palle break Zverev non ne ha sostanzialmente viste. Sette game vinti non lasciando punti al tedesco.
Tattica feroce. Sinner ha inchiodato Zverev due metri dietro la linea di fondo, giocando verticale e centrale per non offrire angoli al tedesco, martellando sul dritto, il colpo meno sicuro di Zverev. La diagonale di sinistra, arma letale dell’italiano, attivata in lunghezza più che nella ricerca dell’acuta angolazione. Rischi limitati, errori con il contagocce, Zverev costretto a uscire in lungolinea per non restare all’angolo. Dritto contro dritto non c’è stata partita: velocità e profondità di diverse categorie. Scambi piatti, Zverev costretto ad andare sempre giù con le ginocchia: fatica immane, spinta inferiore. Sul cemento tra Jannik e tutti gli altri, ad eccezione del miglior Alcaraz, c’è un abisso.
La palla corta finale giocata sul match ball è il paradigma dell’incontro: faccio quel che voglio. Frustrato ogni tentativo di Zverev di mettere pressione all’avversario con sporadiche discese a rete. Una superiorità imbarazzante, un trionfo puro. Con buona pace della stampa tedesca, che guidata dalla Bild ha gridato allo scandalo per la mancata squalifica di Sinner per il caso Clostebol: una spada di Damocle ancora pendente sulla testa del nostro campione, ma che non macchia nessuno dei trofei vinti nell’ultimo anno.
Noi guardiamo avanti. Aspettiamo Jannik sulla terra battuta primaverile. Roma e Parigi gli appuntamenti principali per la piena conclamazione tecnica, da conquistare sul terreno più difficile. Poi ci sarà Wimbledon, e per quello lo vediamo già pronto. Se ne faccia una ragione anche Djokovic, che rischia di invecchiare male, pervaso di bile. Vada a guardarsi l’abbraccio consolatorio che Jannik ha regalato al tedesco a fine incontro: la dimensione umana di Sinner è pari alla sua dimensione tennistica. Un motivo in più per essere orgogliosi di questo ragazzo.
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