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"Domina" su Sky Atlantic. E se la Domus Aurea fosse ribattezzata... PalaNerone?

La sceneggiatura, nell’ansia di tratteggiare la modernità del personaggio storico, la sua indipendenza di pensiero e l’autonomia, si è lasciata prendere la mano e non vorremmo scoprire che, come recentemente è accaduto con Leonardo, gli storici insorgessero per gli svarioni

E’ chiaro che Sky ha una passione per il mondo latino e che investe nella rappresentazione cinematografica dell’antica Roma, riportando ad una dimensione televisiva e più moderna quello che era il kolossal cinematografico. Dopo Romulus, infatti, da ieri su Sky Atlantic, ma già disponibile alla visione in tutti gli otto episodi, è arrivato “Domina”. La storia di Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto e madre di Tiberio, parte dalle traversie politico-familiari della giovane aristocratica, figlia di un padre illuminato, per raccontare, assieme alla sua scalata al potere, la sua affermazione femminile e il suo ruolo di consigliera ascoltata e influente del marito imperatore con il quale rimase quasi 51 anni.

Una storia condita di sesso e violenza, che ha inizio dalla fuga e dall’esilio di Livia Drusilla col primo marito, con varie scene sanguinolente di imboscate e sopraffazioni, e che a poco a poco, pur virando nella sensualità della donna e dei suoi amanti, fa risaltare la personalità e il ruolo protofemminista di Livia Drusilla che lotta per riprendersi il suo ruolo sociale all’interno di una società maschile, puntando soprattutto a difendere la sua autonomia finanziaria.

Kasia Smutniak è Livia Drusilla nella sua piena maturità, con una interpretazione determinata e credibile. Peccato, invece, per il ruolo di maitresse del lupanare affidato a Isabella Rossellini, che avrebbe meritato una parte molto più costruita invece di un ruolo di contorno.
Non siamo nelle condizioni di approfondire quanto di vero, di rimaneggiato o di inventato ci sia nella serie, e non vorremmo scoprire che, come recentemente è accaduto con Leonardo, gli storici insorgessero per gli svarioni.

Certo è che dalla rappresentazione strettamente filologica di Romolus, girato in lingua paleolatina, a Domina ce ne corre. Perché, contrariamente a Romulus, la sceneggiatura di Domina, nell’ansia di tratteggiare la modernità del personaggio storico, la sua indipendenza di pensiero e l’autonomia, si è lasciata prendere la mano. Che in un dialogo fra matrone si senta la frase che «costa più di un appartamento», ci ha lasciato interdetti. Va bene il ricondurre all’attualità i concetti e che non ci aspettavamo che usassero la parola «domus», ma paragonare a un appartamento una dimora dell’antica Roma con tanto di atrio, impluvium e peristilio, ci sembra eccessivo, ma soprattutto sconnesso al tema. Non vorremmo infatti che, a furia di modernizzare, la Domus Aurea si chiamasse PalaNerone e che il Colosseo diventasse il Flavius Stadium Arena...

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