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"Friends the reunion", un po' documentario un po' amarcord

Come diceva Gabriel Garcia Marquez «la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli e grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato». Non volendo, pertanto, incorrere nell’errore di ricordare fatti, persone e cose in maniera sproporzionata al vero vissuto, ci saremmo risparmiati la visione di “Friends the reunion”, su Sky Atlantic, perché volevamo evitare l’effetto nostalgia.

Ci sono, infatti, alcune serie tv come “Happy days”, lo stesso “Friends” o “Sex and the city”, che si incastrano con il vissuto generazionale, ma, rivisti a distanza di anni e al di fuori di quel periodo in cui si avvertiva una magica identificazione di intenti, non hanno lo stesso sapore o, peggio ancora, presentano un retrogusto amarognolo. Fra le serie sopra citate, infatti, “Friends” è quella che più si accosta a quel periodo dell’esistenza di ciascuno in cui la condivisione con gli amici, quasi sostituisce o si sovrappone alla vita familiare.

Ovviamente invecchiati, i protagonisti, al tempo giovani attori, ora star hollywoodiane, hanno avuto un po’ le reazioni prevedibili di una riunione fra vecchi compagni di liceo, ma bisogna riconoscere che l’amarcord dei sei amici che per dieci stagioni diedero vita a una delle serie più seguite e apprezzate al mondo ha avuto il pregio di non cadere nell’effetto melò-retrò.

Più che riproporsi in un episodio unico e sconnesso, il filo dei ricordi procedeva su un doppio binario, che era un po’ documentario, un po’ “Teche” Friends, non era un film ma neanche una datata sit com. Da una parte i Friends riproponevano una lettura di alcuni degli episodi più divertenti o memorabili, raccontavano la loro esperienza in quel particolare passaggio, svelavano un amore nato sul set; dall’altra faceva da controcanto il fondamentale intervento degli sceneggiatori della serie, che svelavano alcuni espedienti narrativi ai quali avevano dovuto fare ricorso per imbastire gli episodi a seconda anche delle evenienze che si presentavano. Una sorta di “making of” retrospettivo, nel quale si incastravano con i retroscena, i ricordi personali degli attori, gli spezzoni degli episodi, le situazioni di per sé comiche di alcune scene ripetute fino allo sfinimento, ma anche le interviste con alcuni fan eccellenti o le dichiarazioni di altri famosi personaggi.
Insomma, alla fine non ci siamo fatti troppo del male a calarci per qualche ora nella leggerezza dell’atmosfera di diciassette anni addietro, bastava avere la consapevolezza che la tv accompagna la nostra crescita come la musica.

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