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Perché "Carla" (sulla Fracci) non è il solito docufilm agiografico

Chi pensa che la Rai sia stata velocissima nel produrre il film tv su Carla Fracci, a soli sei mesi dalla scomparsa della grande ballerina, sappia che “Carla”, andato in onda su Raiuno domenica sera, è tratto dalla sua autobiografia, “Passo dopo passo – la mia vita”, pubblicata vari anni addietro, e che è stato realizzato con la collaborazione della stessa Fracci e del marito Beppe Menegatti.

Questo per sottolineare che il progetto era già in cantiere da diverso tempo e che la supervisione autentica contribuisce certamente alla creazione di un prodotto di qualità senza lasciare spazio a immaginifiche rappresentazioni, che vengono inserite nelle fiction per la beatificazione del protagonista.

Sarà anche per questo che “Carla” è un lavoro sobrio e rigoroso, che traccia la storia della étoile con diverse sfaccettature non esclusivamente legate alla danza, che contribuiscono a dare un ritratto della donna, del suo carattere, delle sue scelte di vita, insomma della completezza della persona e non dell’aura del personaggio, partendo dal rapporto con i genitori e dalle origini che la ballerina non ha mai rinnegato.

Scelte di vita, quelle della Fracci, che sia dal punto di vista professionale che personale potevano compromettere la sua carriera, giustamente sottolineate nel film, come quella di lasciare la sicurezza della Scala per affrontare esperienze che contribuissero alla sua ricerca artistica, o la capacità di conciliare la danza con la maternità, al tempo un tabù per le ballerine, o la forza di affrontare i problemi fisici senza che potessero ostacolare il suo percorso.

Il talento della ballerina, esaltato dalla disciplina e dalla padronanza di sé, insomma, non ha ingabbiato la donna nelle regole ferree del mondo della danza, e ciò spiega il motivo per cui Carla Fracci è stata una eccellenza riconosciuta internazionalmente.

Gli ascolti dimostrano che il pubblico ha gradito la scelta del regista Emanuele Imbucci. A noi invece piace sottolineare la cura del montaggio di Marco Rizzo, che ben riesce a fondere nella soluzione cinematografica i passi di danza eseguiti dall’étoile della Scala Susanna Salvi, controfigura di Alessandra Mastronardo, che interpreta la Fracci.

Un ultimo merito che dobbiamo riconoscere al film è quello di non essere un… docufilm. Gli inserimenti di alcuni filmati in bianco e nero dei balletti della Fracci, infatti, non sono né preponderanti, né eccessivi, né didascalici, ma vanno interpretati come un giusto ricordo-omaggio di una carriera strepitosa e vissuta con grande consapevolezza.

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