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Chiariamo dall'inizio che, per noi, "Noi" è, semmai, un loro

Quando gli altri finiscono, Noi… cominciamo. È noto che «This is us» finirà nei prossimi mesi con la sua sesta edizione, ma in Italia la fiction «Noi», che riprende il family drama americano, è in onda su Rai1, con un titolo abbreviato e un tantino presuntuoso, perché l’originale «Questi siamo noi» in italiano si è ridotto a un sintetico «Noi», che non intendiamo avallare e dal quale non vogliamo farci coinvolgere, quindi, per noi, «Noi» è in realtà Loro.

Ora, riproporre una scopiazzatura – che quelli snob chiamano “adattamento” perché fa più chic – ha i suoi limiti e i suoi pregi. Iniziamo dai meriti. L’adattamento italiano prevede un excursus storico e di costume dagli anni 80 alle generazioni seguenti, con alcuni pregi, prima fra tutti la colonna sonora che ripropone le canzoni del tempo. Onore anche al reparto costumi e location, che ha rivitalizzato un modernariato d’autore, e anche un ricordo dei tinelli che furono, così come l’indicazione dei piani temporali è talvolta scandita con frame da teche Rai.

Detto ciò, la storia è ovviamente uguale, forse anche sovrapponibile in vari passaggi e qui non ha più senso parlare dell’originalità della trama, della capacità attoriale (che si colloca nella fascia media della recitazione delle fiction italiane) o delle scelte di regia.
Sostanzialmente, per chi ha seguito la serie Usa e ora il prodotto nostrano, è una sorta di gioco “trova le differenze”, anche se, per onore di verità, dobbiamo riconoscere che non si tratta di un passaggio elusivo da denominazione di origine controllata a falso d’autore, tipo da parmigiano a parmesan o da prosecco a prosek, posto che teniamo alta la dignità produttiva. Noi (o Loro), però, è un prodotto che riteniamo superfluo. Per vari motivi.

Avrebbe avuto senso, o quantomeno più senso, se, assimilata la struttura, cioè la scansione contemporanea di piani narrativi di anni e generazioni in crescita, la trama fosse stata diversa rispetto a quella del prodotto originale. Ma con una riproposizione pedissequa del racconto, che si distacca solo per minimi particolari, non cela novità, non nasconde colpi di scena, non comprendiamo il senso dell’operazione, soprattutto perché «This is us» è stato proposto, doppiato e seguito anche in Italia. Così come avrebbe avuto senso o, quantomeno, più senso, se quello italiano fosse stato un remake dell’originale, realizzato a distanza di tempo dalla conclusione della serie madre.
Insomma, per parafrasare Vasco Rossi, vorremmo trovare un senso a questa fiction, anche se questa fiction un senso non ce l'ha (almeno per... noi).

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