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Missione Fiorello: far ridere alle 7. “Viva Rai2” in partenza dal 5 dicembre

Un morning, anzi un «mattin show» che è una sfida a ogni strategia di ascolti, per sei mesi. Tra rassegna stampa, ospiti musicali e non, inviati molto speciali

Amadeus e Fiorello

Viva il varietà alle 7.15 del mattino. Viva Rai2 col suo risveglio benigno, con la sua satira pungente, con la sua rassegna stampa improbabile. E viva Fiorello che con Fabrizio Biggio, Ruggero “la pancia del Paese”, il corpo di ballo e il resto della banda mette in piedi un morning show, anzi il proprio personalissimo “mattin show” («perché siamo italiani e c’è il sovranismo»). Da via Asiago a Roma, dentro una glass «trasparente come noi», senza astio e senza sottrarsi alla polemica «se è costruttiva».
Un programma giornaliero col numero uno dell’intrattenimento, un talento complessivo, il volto della collaborazione tra le anime dell’azienda. Un programma nuovo per linguaggio, idee, crossmediale e popolare. Un programma in diretta, delicato di natura… «ma non starò attento», parola di Fiore. Si parte il 5 dicembre, si andrà avanti dal lunedì al venerdì per 6 mesi («6 mesi! In 6 mesi cambiano i connotati!»), 115 puntate in totale («più di quelle fatte finora in vita mia»). In replica la notte su Rai1 («appena Vespa mi dà la linea, e poi dopo un po’ siamo di nuovo in diretta»), disponibile su RaiPlay («e nei weekend su Canale5»).
Cominciare la giornata col buonumore è servizio pubblico, Fiorello è servizio pubblico. Un fanciullone di 62 anni, Fiore ne va fiero, e neanche un intervento estetico («reggo i primi piani, i miei colleghi se li fanno fare da 600 metri»). Che guarda le piccole cose e ne tira fuori creatività.
Le prove generali le fa già da 3 settimane con «Aspettando Viva Rai2» ed è già primo per numeri su RaiPlay. Ora… «speriamo che l’aspettando non sia più divertente dell’aspettato». Bisogna confidare che una rete generalista possa raccogliere l’eredità di una piattaforma tematica. Quella che in principio fu Edicola Fiore di Sky, l’antenata di Viva Rai 2, nacque nel 2010 dall’incontro di Rosario con lo smartphone. «L’ho sempre fatto (andare al bar, chiacchierare, commentare) ma per me. Poi ho cominciato a riprendere e a postare. Youtube, Twitter, il primo hashtag (“un robino vicino al nome”, disse Gegè Telesforo). Sperimentavo sui social, finché non arrivò la piattaforma. Qui serve cercare, creare un’altra strada».
I telegiornali saranno i competitor, su tutti quello della prima rete, responsabile del dirottamento da Rai1 a Rai2. «Capisco i giornalisti del Tg1 che difendono uno spazio, ma il comunicato è stato poco elegante, sarebbe bastata una telefonata. Per il resto, pensare a Rai2 è stato semplice, io volevo addirittura Rai5 o Rai Storia. Se avessi pensato agli ascolti non avrei scelto la fascia delle 7». Ma la questione del posizionamento, più che un fatto di contabilità, riguarda la targettizzazione. «Chi va su Rai2 muore, noi andremo in una fascia che fa l’1% per cui sarà difficile far peggio. Già arrivare al 2 sarebbe crescere del 100%, se faccio il 4 divento amministratore delegato, Fiorellos». In fondo Rai2 è rete di innovazione, fu di Arbore e Avanti tutta, di Quelli che il calcio. «Poi a Rai 2 sono tutti belli, io De Martino, Cattelan, Ventura, D’Amico… Mino Infante. Invece a Ra1? Amadeus, Conti… L’estetica mi ha chiamato!».
A proposito, Amadeus sarà l’ospite della prima puntata, cioè nel day after l’annuncio dei big di Sanremo 2023. Ma la visita non sarà ricambiata. Niente Festival stavolta per Fiorello, neanche un’incursione, sarebbe tecnicamente impossibile: «Io ci sarò in qualche modo, faremo delle cose. Ma non sarò presente. Commenteremo le serate di mattina, tanto finisce all’alba...». «Invierò un tiktoker – l’inviato Gabriele Vagnato – da quasi 4 milioni di follower, il doppio del pubblico di Rai2. All’Ariston ci sono già stato per 3 anni, roba che per uno che fa il mio mestiere non si è mai vista. Basta».
Dopo Viva Rai2 andrà in onda una fascia di videobox, come si faceva un tempo ma con gli strumenti di ora. Anche questa è stata un’idea di Fiore, per risolvere il problema del “dopo di lui”. Una sorta di come eravamo e come siamo, un modo di andare indietro per tornare avanti. Sarà una specie di talent autogestito, in cui chiunque entra in quello spazio per esibirsi come gli pare. Un’altra intuizione delle sue? Quando dopo «Stasera pago io», prima serata del sabato di Rai1, gli venne in mente «Il più grande spettacolo dopo il weekend»… funzionò. «Perché notavo che mia figlia allora ventenne stava a casa il lunedì, i suoi amici stavano a casa il lunedì, tutti stanno a casa il lunedì. Allora abbiamo fatto il sabato di lunedì».
Questione di Fiorellanza. La memoria che va, l’udito calante e la prostata ingrossata sono la condizione. Andare al di là dell’emozione, del proverbiale terrore, dell’ansia da prestazione e della paura del giudizio è l’aspirazione. Creare una comunità, infilare una visione del mondo nello spettacolo, unire le lontananze perché non siano distanze. Questa, in televisione, è missione.

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