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“Fiori sopra l’inferno”, un viaggio in punta di piedi fra crime e Alzheimer

Elena Sofia Ricci

Giallo e gelido, tanto quanto basta per introdurre il pubblico generalista di Raiuno a una versione light del crime, “Fiori sopra l’inferno”, la nuova serie in onda da lunedì su Raiuno, ha certamente beneficiato del passaggio pubblicitario sanremese della protagonista Elena Sofia Ricci. Tratta dal romanzo di Ilaria Tuti, già successo editoriale che ben si prestava per la trasposizione tv, la fiction introduce cautamente alcune novità che sono state apprezzate dal pubblico, considerato che ha raccolto oltre il 25% di share per la prima serata di Raiuno. La prima sorpresa per i telespettatori è stata la trasformazione della Ricci, da suora frizzante di “Che Dio ci aiuti”, a personaggio duro e complesso come quello di Teresa Battaglia, commissario di polizia a Udine, esperta profiler alla quale spetta il compito di tracciare l’identikit psicologico del serial killer autore di un efferato omicidio in un piccolo centro montano. E qui, appunto, entra in gioco il giallo-gelido, perché i bei panorami friulani innevati che fanno da sfondo alla vicenda, ci hanno fatto ricordare i noir scandinavi, dall’arcinoto “Il senso di Smilla per la neve” al più recente Deadwind, in cui il contesto ambientale si pone in stretto rapporto con la trama. Ma la novità che riteniamo la più interessante è l’aver introdotto sottotraccia il tema dell’Alzheimer, malattia che si sta insinuando lentamente nella protagonista e che è destinata a incidere sulle sue facoltà cognitive. La tv ha sempre un velo di pudore nell’affrontare le malattie come parte del racconto, anche quando si parla di medical drama, in cui sono funzionali alla trama, patologie o infermità sono trattate in maniera asettica e distante. In questo caso, invece, l’insorgere di una malattia – i cui noti effetti sono devastanti - è in rapporto diretto con la protagonista e si pone in connessione sul suo rapporto con chi la circonda, con il suo lavoro, con la sua forza nell’affrontarla. Un aspetto, che, insieme all’attenzione per le storie dei bambini della piccola comunità, tutti o quasi, al centro di storie familiari di vessazioni o violenze, contribuisce a fare di “Fiori sopra l’inferno” una fiction non convenzionale per il pubblico di Raiuno, che si stacca nettamente dai modelli consueti dei gialli tv, cercando di introdurre con molta prudenza tematiche insolite e insolitamente trattate. Un esperimento, quindi, a nostro avviso pienamente riuscito, posto che il romanzo della Tuti si prestava anche per una versione più dark, ma che non solo non è stato strumentalizzato, ma gode di una narrazione equilibrata nella quale tanti elementi ostici per un pubblico generalista, sono rappresentati in maniera realisticamente umana.

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