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Ma vogliono partecipare a Pechino Express o a Case da Milionari?

Ci siamo sempre chiesti: se ci fosse un’edizione straniera di Pechino Express con tappe in Italia, siamo sicuri che, trovandoci di fronte a personaggi famosi ma solo per la tv indiana o cambogiana, e quindi a noi sconosciuti, saremmo altrettanto accoglienti come i popoli delle nazioni attraversate dall’edizione nostrana? Cioè saremmo pronti ad accompagnare in auto i partecipanti o a dar loro un giaciglio per la notte? Alzino la mano quanti, di fronte ad uno sconosciuto che implora un ricovero per la notte, non sono sfiorati dalla preoccupazione che si possa nascondere un rapinatore, un maniaco o un serial killer e, prudenzialmente declinino la richiesta.

Ecco, quello che più ci affascina del game adventure che giovedì è ricominciato su Skyuno è proprio la fiducia nel prossimo che contraddistingue i popoli ospitanti e soprattutto ospitali. A parte ciò, non ci sentiamo di unirci al coro di entusiasti, perché dopo dieci anni anche Pechino Express necessiterebbe d’un pit stop. Certo, il programma mantiene inalterata la sua carica di fascino nella ricerca di luoghi inconsueti, ma la ripetitività dei moduli si riflette inevitabilmente anche in quella che potrebbe essere la dinamica della composizione delle coppie, che tendono a replicare stereotipi. Genitori e figli, coniugi, amici e amiche, fino alla coppia di studente e professoressa – che, però, attenzione, nasce sempre da un reality – alla fine danno luogo a comportamenti prevedibili che si manifestano in dipendenza delle situazioni affrontate, delle tensioni personali e, non ultima, della stanchezza accumulata.

Né la novità di quest’anno può dirsi la presenza di Enzo Miccio che affianca lo storico Costantino della Gherardesca, che bene, negli anni, ha saputo imprimere quella svolta sempre ironica e a volte un po’ cinica al commento delle avventure. Miccio, già concorrente di una passata edizione e sostituto dello stesso Costantino per un breve periodo, mette al servizio dello spettacolo la sua voglia di fare qualcosa di diverso rispetto ai consueti programmi di bon ton, costume e galateo nei quali siamo abituati a vederlo, ma per quanto si affanni non riesce a superare il graffio della Gherardesca.

Quest’anno, poi, lascia amarezza il richiamo alla ricchezza, tanto più fastidioso in considerazione dei posti visitati, ma che abbiamo sentito evocare dal giovane Costacurta la cui paura è quella di non fare abbastanza soldi, da Bastianich la cui strategia di gioco è appunto puntare sui ricconi o l’infelice uscita contenuta in un vecchio post su un social di una delle avvocate. Siamo sicuri che volevano partecipare a Pechino Express e non a Case da Milionari?

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