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"Il principe": cosa accadde quel 18 agosto 1978 sull’isola di Cavallo?

Una docuserie su Netflix su Vittorio Emanuele e il ferimento e la morte di Dirk Hamer

Cosa accade davvero la notte del 18 agosto 1978 nell’isola di Cavallo? Dopo la legge d’esilio, i Savoia amavano trascorrere le vacanze in Corsica e un giorno un gruppetto di italiani – fra cui Giovanni Malagò, attuale presidente del Coni – si spinse da Porto Rotondo al golfo dell’isola corsa. Giovani e chiassosi, Vittorio Emanuele e la sua consorte, Marina di Savoia, li ripresero più volte nell’unico ristorante dell’isola ma la situazione precipitò al calare delle tenebre.

Il mare si era alzato e le tre barche di italiani si accamparono nella baia, sottraendo il tender di proprietà del figlio, Emanuele Filiberto, per poi abbandonarlo al molo. I testimoni riportano che Vittorio Emanuele, imbracciando un fucile da caccia, andò in cerca di giustizia e partirono due colpi. Uno ferì il giovane Dirk Hamer alla coscia e dopo numerose operazioni, nel dicembre del ’78, il ragazzo morì. Vittorio Emanuele venne arrestato e poi rilasciato, firmando una dichiarazione ammettendo la propria responsabilità. Ma ad un certo punto le cose si complicarono.

Diretta dalla giornalista Beatrice Borromeo Casiraghi e con numerose testimonianze – fra cui i giornalisti Gianni Barbacetto e Pino Aprile – la docuserie in tre puntate “Il Principe” in onda su Netflix è una storia dolorosa che giunse sino in Corte d’Assise di Parigi, ben tredici anni dopo la morte di Dirk. Il merito fu della sorella, Birgit, che si intestò la battaglia legale e riuscì a far riaprire il caso in Francia ma, nel frattempo, avvennero una serie di fatti che Borromeo Casiraghi racconta, lasciando lo spettatore quantomeno con un legittimo sospetto.

Difatti, nonostante le testimonianze agli atti e la mancanza di alternative credibili, Vittorio Emanuele venne scagionato dalla Corte d’Assise. Il giudice che doveva indagare sulla vicenda venne trasferito a Tahiti e inoltre, quando emerse l’archivio della loggia P2, venne trovata anche la tessera di Vittorio Emanuele, con il ruolo di “Maestro”.

La regista lascia parlare i testimoni, ciò che emerge è un quadro desolante che culmina con l’intercettazione nel carcere di Potenza – arrestato per la vicenda Vallettopoli – in cui Vittorio Emanuele afferma chiaramente: “Anche se avevo torto... devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere». E infine, offre alla troupe “uno champagnino”, così per festeggiare.

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