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L’uomo che sussurrava agli sposi... nel “Castello delle cerimonie”

Matteo Giordano e Imma Polese

Tutti noi abbiamo una trasmissione “scacciapensieri”, un momento televisivo che prescinde dalle granitiche convinzioni di telespettatore responsabile, orientato e amante del buon gusto. Il nostro programma cult, che vediamo per il puro piacere di stupirci è «Il castello delle cerimonie», su Real Time, già intitolato «Il boss delle cerimonie» fino alla scomparsa del fondatore. Chi conosce la trasmissione, sa che è ambientata nel cosiddetto castello La Sonrisa, che ospita sontuosi ricevimenti. Il nostro interesse, tuttavia, non si concentra sull’ambaradan al quale assistiamo e che riguarda portate e libagioni, ospiti e abbigliamenti, intermezzi musicali neomelodici e brasiliani, usanze locali e fazzolettate. La nostra più sincera ammirazione va ad un uomo e alla sua imperturbabilità, un personaggio ormai imprescindibile della trasmissione, al quale sono affidate, contemporaneamente, le sorti delle feste e l’economia del locale. Il suo nome è Matteo Giordano, genero del defunto boss delle cerimonie Antonio Polese e coniuge della figlia Imma, alla quale è spettato il compito di proseguire le gesta paterne e di sostituirlo nella trasmissione tv. Il nostro eroe, in ogni puntata, si trova alle prese con le richieste più strane rivolte dai festeggiati che stanno programmando i ricevimenti e, con grande onestà intellettuale, cerca di orientarne le scelte con suggerimenti dettati dall’esperienza ma, soprattutto, dal buonsenso. La sua è una lotta impari. In nome dello spreco alimentare e del Maalox, cerca di impedire che il pranzo del battesimo sia composto da antipasto di mare e terra, tre primi (fra i quali una pasta e fagioli), tre secondi (di cui uno appartenente alla categoria di arma non convenzionale), contorni, frutta, dolci e torta. Un consiglio, quello di ridurre il numero delle portate, che va contro gli interessi economici dell’impresa familiare, ma che cozza con il pensiero dei festeggiati, secondo il quale «La gente ha da schiattà de mangià», perché il banchetto alla Sonrisa è uno status symbol che sublima l’indigestione. E nonostante le puntate siano ormai centinaia, con pari accumulo di casi limite, ogni volta, di fronte a scelte discutibili come quella di offrire maiale bollito o carciofi fritti dopo la torta nuziale e prima dei giochi pirotecnici, Matteo Giordano sinceramente s’immedesima nelle altrui stravaganti esigenze, facendo trapelare solo un leggero disappunto che, non essendo percepito dai suoi interlocutori, non ne urta la sensibilità. Insomma, la compostezza inglese di Matteo Giordano, la sua limpida coscienza di uomo che non ha paura di esporre la sua opinione, la sua capacità di accontentare i clienti ce lo fanno apparire come il vero antidoto del programma.

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