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«Ballando con le stelle» cerca forse di raggiungere gli orari di Sanremo?

Vorremmo spezzare una lancia a favore di «Ballando con le stelle», al di là dei dati di ascolto che non premiano gli sforzi di Milly Carlucci. Quest’anno il cast dei ballerini è veramente stellare, nel senso che li conosciamo tutti e non abbiamo necessità di googlare per sapere in quale recondito anfratto del mondo dello spettacolo abbiano mosso i loro primi passi e quale mano miracolosa li abbia teletrasportati in prima serata, il sabato, su Raiuno. In più, quasi tutti sanno quasi ballare, nel senso che non abbiamo assistito a esibizioni in cui i passi di danza sono circoscritti nel perimetro della mattonella, a volteggi che si confondono con il sollevamento pesi, a sambe e fox trot da tarantolati. L’appartenenza riconosciuta dei concorrenti allo show business, rappresenta, poi un valore aggiunto. La dimostrazione è stata palese per Lino Banfi, protagonista di un sincero momento di commozione, moltiplicata per Simona Ventura, visto che alla gara partecipano sia il fidanzato Giovanni Terzi che Paola Perego, con la quale divide la conduzione di «Citofonare Raidue», condivisa per Ricky Tognazzi, per gli interventi della moglie Simona Izzo, addirittura inaspettata per Teo Mammucari ritornato a esprimere una comicità esplosiva – anche troppo – dopo anni appannati nella giuria di «Tu si que vales».

E a proposito del competitor, non può che sorprendere la preferenza del pubblico nei confronti del programma di Canale 5 che ormai non fa più distinzione fra le discipline di spettacolo e quelle sportive, ospita tutti coloro che non hanno un talent riservato e, spesso, lascia interdetti per la ripetitività dei moduli della trasmissione. Seppure anche «Ballando con le stelle» ha una sua scansione rituale, non c’è dubbio, però, che privilegi la serialità del racconto che si snoda ogni sabato, sia nelle dinamiche fra i concorrenti che per l’attiva partecipazione della giuria. Per tutta l’estate si erano ventilate varie sostituzioni dei giurati, ipotesi che trovava sostegno negli screzi che avevano caratterizzato la passata edizione. In realtà, a fronte di personaggi che, per spessore tecnico, capacità di alimentare polemiche o trovare un taglio alternativo ai commenti delle performance, vivacizzano le puntate, non conviene affatto mutare la consistenza dei vari ruoli che si differenziano per le personalità dei giurati.

Due appunti però dobbiamo farli: uno è sui numerosi soggetti chiamati a vario titolo a intervenire. Vabbè, che è una grande famiglia, ma troppe voci si confondono dopo una esibizione. Questo fa sì, ed è il secondo appunto, che la trasmissione finisca tardi, anzi, troppo tardi. Ora, va bene che è sabato, ma poi non critichiamo la lunghezza del festival di Sanremo!

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