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E al Tg1 va in onda una sconcertante “classifica della pietà”

Il senso della proporzione, della rilevanza, e anche della pietà: cose sconosciute per il Tg1, almeno nell’edizione delle 13.30 di ieri. Un indice, chiaro, dell’appiattimento della tv di Stato che privilegia le notizie con il recondito – ma non troppo – scopo di dar luce a situazioni che dovrebbero portare il pubblico a riconoscere meriti umanitari al governo in carica. Il Tg1 dell’ora di pranzo, infatti, ha aperto l’edizione con un lungo servizio su Indi Gregory, la bambina inglese di 8 mesi affetta da una malattia incurabile, per la quale giudici inglesi hanno deciso di staccare i macchinari che la tengono in vita. La notizia era, quindi, quella dell’imminente trasferimento in un hospice dove avrebbero interrotto l’utilizzo di tutti i supporti vitali. La seconda notizia del giorno era sul conflitto mediorientale in corso e sui bombardamenti che colpiscono il più grande ospedale di Gaza, che Israele ripete sia il rifugio del vertici di Hamas. Incidentalmente si dava conto che vi sono ricoverati trentanove bambini in terapia intensiva che rischiano la morte per l’interruzione dell’energia elettrica e la mancanza di ossigeno.
Ora, seppure ci sembra scontato dire che i bambini sono tutti uguali e nessun bambino “merita” di morire, la sequenza dell’informazione scelta dal Tg1, ci ha – a dir poco – stupiti. La “differenza”, infatti, sta fra una povera piccola che, purtroppo, è destinata a spegnersi precocemente perché anche la scienza si è arresa di fronte all’incurabilità della malattia congenita con cui è nata, e 39 bambini che potrebbero salvarsi se non ci fosse una guerra devastante. Ma, oltre alla... proporzione di cui sopra, conta anche la rilevanza della notizia, e ci siamo detti che Indi meritava l’apertura del Tg1 perché è italiana. Non di nascita, ovviamente, ma perché una donna, madre e cristiana, ha fortemente voluto che Indi avesse la cittadinanza italiana per poter essere curata (anche se sono solo cure palliative) in un nostro ospedale. Certo, quando qualche giorno fa avevamo appreso della rapidità con la quale il Consiglio dei ministri aveva fatto diventare italiana una bambina nata in una ricca nazione che, con la Brexit, aveva manifestato la sua contrarietà all’Europa e a tutti i Paesi che la compongono, non avevamo potuto fare a meno di pensare a tutti quei bambini stranieri che in Italia sono nati, vivono e vanno a scuola, ma dei quali ancora si discute se farli diventare italiani. E, ovviamente, ieri abbiamo ancora di più pensato cosa abbiano di diverso da Indi quei 39 bambini nati in un posto “sbagliato” e che, probabilmente, moriranno per una causa che non conoscono e per i quali il Tg1 delle 13.30 ha realizzato l’impossibile: una classifica della pietà, nella quale sono arrivati solo secondi.

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