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L’umanità, la dolcezza, la speranza e il dolore di Ida. La Storia

E’ stato un grande lavoro di regia, di ambientazione, di luci e ombre quello che ha contraddistinto la trasposizione televisiva del capolavori di Elsa Morante per la regia di Francesca Archibugi, andato in onda su Raiuno e giustamente premiato dagli ascolti

E’ stato un grande lavoro di regia, di ambientazione, di luci e ombre, cucitura e di equilibrio quello che ha contraddistinto la trasposizione televisiva de “La Storia” di Elsa Morante per la regia di Francesca Archibugi, andato in onda su Raiuno e giustamente premiato dagli ascolti sempre crescenti. Non era facile misurarsi con un’opera quasi monumentale, già portata sul piccolo schermo nell’86 da Comencini, ma che in questa più estesa e dettagliata versione ricava dal romanzo della Morante l’attitudine alla descrizione dei sentimenti. Perché, sì, è una storia di guerra e di coloro che la soffrono, ma è anche un racconto di resilienza al femminile, di coraggio e sopportazione, di dolore e sentimenti che non si arrendono e che compongono il mosaico di coloro che la storia la fanno in silenzio.

La Archibugi ha lavorato per sottrazione, con una rappresentazione coerente al periodo in cui la vicenda si dipana, ma cercando di cogliere, con rispetto, una visione universale dei temi trattati dal romanzo e lo ha fatto con un delicato senso estetico della fotografia quasi polverosa, ma utile a immergersi pienamente nel tempo e nei luoghi. Buona parte del merito della riuscita va alla magistrale interpretazione di Jasmine Trinca, che ha saputo dare a Ida le più diverse sfumature del personaggio. Sia dal punto di vista fisiognomico con un viso sempre più segnato dal tempo e dal dolore (e qui, il plauso va soprattutto al reparto trucco), sia nella manifestazione dei più vari sentimenti che attraversano Ida, Jasmine Trinca si è saputa calare nel ruolo, ma soprattutto nell’evoluzione del suo personaggio, con maturità e senza forzature, nei vari passaggi della sua esistenza, mantenendo l’equilibrio fra il dolore e la disperazione, fra l’etica e il dovere.

La Storia della Morante e della Archibugi è fatta di guerra e violenza, di dolore e umanità, di resistenza e dolcezza, di quella speranza che non abbandona mai la vita. E c’è un filo di tristezza che non va via neanche quando arrivano i titoli di coda e l’ultima pagina del romanzo, perché che sia la storia di ieri o quella, oggi, dei tanti popoli che soffrono per uno dei tanti inutili conflitti, ci saranno da qualche parte una, cento, mille Ida che hanno la stessa sventura e la medesime sofferenze, che non riescono a immaginare la parola futuro ma che nonostante ciò continuano a lottare, per loro, i loro figli, la loro umanità. Ma sarà poi vero che la Storia è maestra di vita?

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