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“La tv fa 70” e ha dimostrato tutti gli acciacchi dell’età

La tv fa 70, ma neanche un settantenne autentico e contemporaneo avrebbe celebrato il proprio compleanno con una modalità così raffazzonata e dimessa, perché la trasmissione ideata da Raiuno e trasmessa mercoledì in prima serata per ricordare gli inizi della tv italiana, si è rivelata tutt’altro che briosa e divertente. Quello che doveva essere uno show evento, è rimasto confinato nell’ambito di una carrellata di ospiti che si confrontavano con i loro ricordi e Techetechetè. Uno spettacolo a tratti anche imbarazzante, dalla durata eternamente inutile, lento e farraginoso, che, purtroppo, solo nell’ultima ora assumeva tratti più personalizzanti, con la presenza di Enrico Mentana o Maria De Filippi.
È depotenziante dell’idea di tv, infatti, iniziare dall’ultimo Sanremo – giusto per attrarre il pubblico più generalista – per confermare il successo della Rai, se si vuole parlare del significato che ha avuto la televisione – tutta - nel cambiamento della società e dei costumi. Né la lunga e doverosa celebrazione di Pippo Baudo, poteva da sola, dare struttura a una trasmissione che, appunto, doveva ricordare un percorso così storicamente determinante. Il problema di “La tv fa 70”, a nostro avviso è stata l’indecisione degli autori che non hanno saputo fare una scelta netta, se, cioè, impostare il racconto come un varietà con la mescolanza di antico e nuovo, di artisti e personaggi che hanno caratterizzato l’intrattenimento televisivo a vari livelli, o dare un taglio più sociologico, con la possibilità di esaminare il percorso della tv parallelamente al cambiamento della società. Ne è venuto fuori un ibrido non cronologicamente impostato, che mancava di coerenza e fluidità e nel quale la parte del varietà era affidata a cover delle più note sigle tv accompagnate da balletti e quella più narrativa a un modesto talk show condotto da Massimo Giletti. Né, appunto, Giletti, al suo ritorno in Rai, ha dato un taglio meno impostato alla conduzione, anzi, ha cercato di essere quanto più autoreferenziale possibile e non ha fatto mancare alcune battute anche sulle polemiche sanremesi seguite alla partecipazione di Travolta, insomma, un low profile non gli avrebbe fatto male, soprattutto se spera di tornare con uno spazio dedicato. Una serata, in conclusione, poco celebrativa e molto compilativa, con una sorta di calendario dei santi protettori della tv e l’elencazione delle loro proprietà taumaturgiche sulla riuscita delle trasmissioni, ma con un tono così poco originale e spento che, quasi quasi, non si capiva non solo cosa c’era da festeggiare dopo 70 anni di tv ma come mai alla tv, dopo tutti questi anni, continuiamo a dare così tanta importanza.

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