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Amadeus lascia la Rai. Ma l’addio del re di Sanremo e degli ascolti è solo la punta dell’iceberg

Un’azienda che perde personaggi popolari e... credibilità. E' fortissima e fastidiosa la sensazione che le scelte artistiche non siano dettate da un’autentica capacità autoriale ma solo da condizionamenti politici

La colonna sonora che accompagna la fine del rapporto contrattuale fra la Rai e Amadeus, potrebbe essere My way, il cui testo, sembra quasi parafrasare il percorso del conduttore così come trapelato da indiscrezioni, depistaggi, aspirazioni, delusioni e, ovviamente, ingaggi da capogiro. Non sappiamo se le notizie che fanno da retroscena al passaggio di Amedeo Sebastiani su Discovery siano fake news, resta il fatto che la Rai perde un altro dei suoi recordman di ascolti.

Sebbene il contratto di Amadeus scadrà il 31 agosto, da tempo erano in corso le trattative per il rinnovo che ovviamente, visti i successi ottenuti negli ultimi anni, prevedeva un upgrading non solo in termini economici.

La vicenda professionale fra Amadeus e la Rai, ha visto già un divorzio, nel 2006, con il passaggio a Mediaset, per due anni non particolarmente ricchi di successi, a seguito dei quali il conduttore, ideatore de l’Eredità, game show preserale che dopo 20 anni continua a essere un programma di punta di Raiuno, era ritornato nella tv di Stato. Un rientro non così entusiasmante fino alla partecipazione, come concorrente, a Tale e Quale show, che gli fa riconquistare l’affetto del pubblico. Dal 2014 in poi, la carriera di Amadeus è un crescendo, e dal 2019 a oggi, è cronaca, con il rilancio del Festival che ha avvicinato ai giovani, sia in termini di scelte musicali che di partecipazione e ascolti, e punte del 30 % di share anche per Affari tuoi.

Cosa abbia potuto pesare nella scelta di Amadeus di sbarcare su La Nove, che, «da sgabuzzino della tv italiana, ormai sembra Lampedusa», come dice Maurizio Crozza, che passò a Discovery ancor prima di Fabio Fazio, è oggetto di illazioni. Qualche avvisaglia c’era stata quando si era interrotto il rapporto fra il conduttore e il suo potente manager Lucio Presta. La Rai ha smentito seccamente le ipotesi di pressioni ricevute dal presentatore per il cast del Festival, con l’inserimento di artisti vicini ai partiti al governo, restano, però, alcune ombre sui risvolti della multa comminata dall’Agcom per la pubblicità occulta a Instagram, a seguito della gag fra Amadeus e la Ferragni nel 2023 o sul caso scarpe di quest’anno che ha visto protagonista John Travolta. Così come non si sa quanto possa aver influito il fatto che la moglie di Amadeus Giovanna Civitillo, non abbia mai trovato una collocazione stabile e prestigiosa nei programmi Rai.

Insomma, sembrerebbe che le richieste del presentatore alla Rai fossero orientate più verso una maggiore autonomia che a un innalzamento dei compensi, il ché, ovviamente, lascia il pubblico ancora più interdetto, posto che, nel suo caso non si tratta di un commentatore politico “fastidioso” ma di un personaggio di puro intrattenimento, che, comunque, ha dimostrato di avere una sua precisa linea editoriale che gli ha consentito di ottenere un vasto gradimento da parte dei telespettatori. E, ovviamente, non apriamo il capitolo di un possibile coinvolgimento anche di Fiorello, che, come ha tenuto a specificare qualche mattina fa, non è legato alla Rai se non per il contratto di Viva Raidue, che finirà a maggio.

Il vero problema della Rai non è l’emorragia di personaggi noti che, pure, pesano tantissimo in termini economici, per le entrate pubblicitarie che assicuravano con i loro programmi, ma la perdita di credibilità di fronte al pubblico e la fortissima e fastidiosa sensazione che le scelte artistiche non siano dettate da un’autentica capacità autoriale ma solo da condizionamenti politici.

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