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David di Donatello, come scimmiottare gli Oscar con scarso risultato

Rassegniamoci, i David di Donatello saranno i nostri premi cinematografici più prestigiosi, ma per la loro cerimonia di consegna dobbiamo fare i conti con una copia maldestra della notte degli Oscar. Aleggia quel retropensiero radical chic che, al netto della celebrazione, nel passato è rimasto piantato su Fellini e, nel presente, nello snobismo ipocrita dello sfarzo.

Una premiazione che Carlo Conti ha cercato di rendere inutilmente smart, anche bloccando Alessia Marcuzzi in versione madrina di battesimo, ma che resterà indelebile per le scelte inadeguate, a cominciare da Fabrizio Biggio. Ci consoliamo pensando agli sfottò che subirà nella prossima e (ahimè) ultima settimana di Viva Raidue!, per la sua totale mancanza di improvvisazione e l’incapacità di gestire l’imprevisto. La colpa, ovviamente, non di Biggio ma di chi, ritenendolo il surrogato di Fiorello, gli ha imposto ridicole interviste con balletti cringe sul red carpet e lo ha confinato in un teatro di Cinecittà deserto ed enorme, a presentare i premi cosiddetti minori.

E qui, c’è il “meme” della serata, con Sergio Ballo, David per i costumi di “Rapito”, che, con gli altri nominati aspettava seduto nel sottoscala. Non pago di aver definito tirchi gli organizzatori per la consegna di una unica statuetta per lui e Daria Calvelli e di aver criticato la scelta della location defilata, Ballo, incurante dei richiami ad abbreviare l’intervento, si è lanciato in un discorso interminabile e, in parte, incomprensibile.

Diciamocelo, sulla sede della premiazione il costumista aveva ragione da vendere, lui e tutti gli altri colleghi delle categorie tecniche, premiati da uno smarrito Biggio, costretti ad attendere in piedi, senza un applauso e, soprattutto, senza la solidarietà dei loro registi e produttori che, seduti in platea, non hanno fatto una piega per la diversità di trattamento, con la certezza che se in lizza ci fossero stati Storaro, Canonero o Ferretti, ci sarebbe stato un ammutinamento generale.

Quanto ai look delle nostre star, vince il David di Donatello, l’Oscar, il Nobel e pure il Pulitzer per le migliori interpretazioni dell’eleganza e raffinatezza, sua Maestà Giorgio Armani, dal quale erano vestite la maggior parte delle presenze femminili, mentre il premio “meglio scalza” va di diritto a Susanna Nicchiarelli sceneggiatrice di “Rapiti”, le cui calzature non avevano ragione di esistere neanche per una gita in campagna. Finale consolatorio affidato a Lady David, Piera Detassis, che ha assicurato statuette per tutti i coopremiati rimasti senza e ha sintetizzato il riconoscimento a un cinema che ha raccontato storie di valori e di donne. Ecco, appunto, l’anno prossimo, a presentare, metteteci una donna e che sia spiritosa, insomma, tipo la Cortellesi.

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