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"Brennero", Giovanni Carta è il prefetto tutto d’un pezzo

La serie chiuderà domani (ore 21.30) col doppio episodio «Cadono le maschere»

Un crime mozzafiato in cui intrighi e colpi di scena si alternano in un racconto accattivante, che invita ad abbandonare stereotipi e pregiudizi verso l’altro. Tra i grandi successi della prima serata di Rai1, «Brennero» chiuderà in bellezza domani (ore 21.30) col doppio episodio «Cadono le maschere», in cui la pm Eva Kofler (Elena Radonicich) e l’ispettore Paolo Costa (Matteo Martari), ricostruendo il mosaico degli eventi, inizieranno a sospettare che dietro i delitti del “Mostro di Bolzano” si nasconda qualcuno di insospettabile.

Prodotta da Rai Fiction e Cross Productions con la regia di Davide Marengo e Giuseppe Bonito, la serie vede nel cast, oltre a Paolo Briguglia nei panni del presunto killer, un altro attore palermitano, Giovanni Carta, interprete di Andreas Müller, prefetto della città e marito di Eva. Un uomo misterioso e anaffettivo, che vive immerso dentro le regole del suo lavoro. «Andreas si porta dalla professione un atteggiamento formale che diventa dominante a discapito del suo lato umano e dei rapporti con gli altri – ci dice l’attore – soprattutto con la moglie, che in quanto più giovane tratta come se fosse una bambina da guidare e consigliare».

Nell’ultimo episodio ci sarà una svolta inaspettata rispetto a questo matrimonio apparentemente senza amore. «Il coinvolgimento di Andreas in un’indagine che segue Eva permetterà di scoprire lati della sua personalità mai svelati. E lui stesso farà un gesto sorprendente». Un’esperienza positiva per l’attore, soprattutto grazie al lavoro svolto con Marengo e Bonito. «Davide è un maestro dell’immagine, che sa raccontare una storia attraverso la giusta inquadratura, mentre Giuseppe ha una grande capacità di stare vicino agli attori e motivarli, con un atteggiamento passionale tipico della gente del Sud (Bonito è campano di Polla, ndr). Due registi molto diversi, ma di spiccata professionalità».

Dopo «Brennero», Carta ha interpretato «L’amore che ho», il biopic di Rosa Balistreri di prossima uscita, opera seconda del palermitano Paolo Licata dopo il successo di «Picciridda». Nel film l’attore è il pittore fiorentino Manfredi Lombardi, compagno di vita della cantautrice licatese per 12 anni, che la introdusse nell’ambiente artistico. «Lombardi era lo zio di Marta Nuti, mia amica fraterna e compagna d’accademia alla Silvio D’Amico – racconta – . Me lo presentò una volta a Firenze e in quell’occasione ho conosciuto un uomo anziano e malato, ma lucido e con un’ironia straordinaria. Quando Paolo mi ha proposto il ruolo ho chiesto a Marta di istruirmi su modi di dire, espressioni verbali e intercalari tipicamente fiorentini». Ancora Sicilia per Carta anche con una partecipazione, nel ruolo di un avvocato, alla quarta stagione di «Màkari», di cui ha appena concluso le riprese a Trapani.

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