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Le domande di Jekyll

Le domande di Jekyll

Chi sono io? Un dominatore o un dominato? La mia generosità, il mio altruismo, la mia disponibilità nei confronti dell'altrui bisogno, i miei buoni sentimenti, siamo proprio sicuri che non siano figli del mio conformismo?
Perché resisto, per quale motivo, non riesco a dare libero sfogo alla mia sincerità, allora? Perché non essere veramente, liberamente e spontaneamente cattivo? E questa cattiveria: chi mi proibisce di definirla onestà?
Il Bene e il Male che s'agitano in me non sono forse figli della medesima sofferenza? Qualunque mia scelta dovrà subire l'onta di un giudizio morale? L'ingranaggio di ogni mio gesto dovrà essere oliato dai processi della ragione? Perché sono così preoccupato di essere me stesso?
Cosa mi spaventa tanto dell'infrangere inculcate regole? Dove potrebbe condurmi mai lo zero in condotta della mia doppia identità? E il mio affannato amore: perché si trattiene, perché non ha il coraggio - una volta per tutte - di scendere in campo contro l'odio che lo sfida di continuo?
Cosa continuo a cercare, quale verità? Ma non sono io stesso che continuo a occultarmela? Uccidere per rinascere, o togliersi la vita per restituire alla vita la sua somma insignificanza? Chi sono io? Il fustigatore o lo schiavo del Peccato? Jekyll o Hyde?

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