La pietra che si fa pensiero
non assurge al ruolo di pietra.
È come se il divenire
dipendesse dall’arbitrio.
Il tuffatore che tocca il fondo
si spinge verso l’alto con un’idea.
Cattura il pelo dell’acqua
e ne fa un’idea. Ma la pietra no.
Scompare appena la si tocca.
Diventa mondo. E il senso
che la circonda è come la buccia
della notte. Un frutto assaporato
quando è troppo tardi. Conviene
raccoglierlo, quel mondo,
e lanciarlo contro il giorno.
Frutto di un frutto caduto.
Ennesima gioventù nemica
che morde il calcolo
e ne mortifica la futilità.