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Nel covo del latitante Pino Campisi anche libri di Gratteri e Klaus Davi

C'erano anche due libri, "Complici e colpevoli" di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, e "I Killer della 'Ndrangheta" di Klaus Davi, tra il materiale ritrovato nel covo utilizzato a Roma dal latitante Giuseppe Campisi arrestato dalla Guardia di finanza e dai poliziotti della Squadra mobile di Vibo Valentia. Nell’abitazione utilizzata da Campisi, sfuggito nel 2019 alla cattura nell’ambito dell’operazione «Ossessione», sono state trovate parrucche e documenti di riconoscimento contraffatti, fra cui anche il green pass.

Giuseppe Campisi, 62 anni, di Vibo Valentia è stato arrestato a Roma. L'arresto del latitante è stato fatto dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.i.c.o.), Nucleo di polizia economia e finanziaria e da personale della Squadra mobile di Vibo Valentia, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.c.i.c.o.) della Guardia di Finanza e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato (S.c.o.), con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Campisi, che già aveva scontato una precedente condanna per associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio doloso ed estorsione, dal 23 ottobre 2019, era sfuggito all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Catanzaro, sezione Riesame, nell’ambito dell’Operazione «Ossessione» condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, che aveva consentito di disarticolare un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, i cui appartenenti agivano anche per agevolare la cosca Mancuso di attiva nei territori di Nicotera e Limbadi e in provincia di Vibo Valentia. L’individuazione di Campisi, detto Pino, è avvenuta nella Capitale, nei pressi della via Tuscolana ed è stata resa possibile grazie all’attività di controllo del territorio e all’utilizzo di moderne tecnologie. Le indagini hanno consentito di accertare che, durante la latitanza, per evitare di essere riconosciuto, Campisi usava parrucche e documenti di riconoscimento falsi. Lo scorso 17 dicembre, la sinergia sviluppata dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro e dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia aveva già consentito l’arresto di Antonio Campisi, nipote di Giuseppe, destinatario di un fermo di indiziato di delitto per il tentato omicidio di Dominic Signoretta.

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