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21 marzo, Mattarella a Casal di Principe incontra i giovani: "Generazioni della speranza"

"La mafia è violenza ma, anzitutto, viltà. I mafiosi non hanno nessun senso dell'onore né coraggio. Si presentano forti con i deboli. Uccidono persone disarmate, organizzano attentati indiscriminati, non si fermano davanti a donne e a bambini. Si nascondono nell'oscurità". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando da Casal di Principe.

"La Repubblica vi è vicina. Tutte le amministrazioni pubbliche devono far sentire con efficacia la loro presenza accanto ai cittadini. Insieme a tutte le espressioni della società civile. La politica sia autorevole nel dare risposte alle emergenze e ai problemi socio-economici dei territori. L'amministrazione sia efficiente, rapida nelle soluzioni e trasparente"

L'omaggio a don Peppe Diana

"Care ragazze e cari ragazzi, Maria e Fabrizio hanno parlato dei preconcetti, dei pregiudizi che registrano sovente. Voi - ha sottolineato il capo dello Stato - dovete essere fieri di essere nati in questa terra, che ha saputo compiere questa vera, grande, rinascita. Dovete avvertire l'orgoglio di essere concittadini di Don Diana. Dovete rifiutare, fin dai banchi di scuola, la sopraffazione, la violenza, la prepotenza, il bullismo, che sono un brodo di coltura della mentalità mafiosa. Ricordate sempre che siete la generazione della speranza, quella a cui don Diana ha passato idealmente il testimone della legalità".

Sergio Mattarella all'istituto Guido Carli di Casal di Principe (Caserta), accolto dai ragazzi della scuola e di due istituti comprensivi della città con le bandierine tricolori; all'interno èstato intonato l'inno nazionale. Mattarella ha già visitato il cimitero di Casal di Principe dove ha incontrato alla cappella della famiglia Diana, gli stretti congiunti del sacerdote ucciso dalla camorra, in particolare i fratelli Emilio e Marisa e consorti e figli; c'era pure Augusto Di Meo, testimone oculare del delitto don Diana.

"La Repubblica Italiana considera prioritaria la lotta a tutte le mafie. Con leggi e strumenti avanzati, grazie all'impegno di inquirenti e forze dell'ordine - ai quali dobbiamo sempre esprimere la nostra vicinanza e la nostra riconoscenza - sono state disarticolate organizzazioni potenti e minacciose, capi arroganti sono stati assicurati alla giustizia, intere aree sono state liberate dalla oppressione mafiosa".

Don Ciotti ricorda le vittime di Cutro

«Kr vuol dire Crotone, 46 vuol dire 46esimo corpo trovato, la O sbarrata vuole dire bambino morto che ha meno di un anno». Si chiude così il discorso di Don Ciotti, che impugna una maglietta con scritto «Kr 46 M». Sullo schermo scorrono i nomi delle vittime del naufragio di Cutro. Risuona ancora "Imagine". «Non abbiamo ancora tutti i nomi - ha aggiunto - noi vogliamo ricordare anche tutti loro e abbracciarli tutti perchè il dolore della famiglia è uguale per tutti e immenso».

Occhiuto: "Mafie fanno schifo, ma non siano alibi per non fare le cose"

«La mafia, la 'ndrangheta, la camorra, e tutte le forme di criminalità organizzata fanno schifo. Le dobbiamo combattere, ma non devono diventare un alibi per non fare le cose, per non prendere decisioni, per non far andare avanti le nostre comunità. Lo Stato faccia sempre lo Stato». Così su twitter Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

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