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Eterno Pelè: la ginga, i tre Mondiali e l'insensato dualismo con Maradona

Da oggi non ha più senso chiedersi chi è (stato) meglio di chi. Probabilmente non lo ha mai avuto. Come se potesse esistere un'epoca migliore di un'altra, un calciatore più di un altro. Come se una pennellata di Vincent Van Gogh fosse più o meno significativa di una magia cubista a firma di Pablo Picasso. In realtà, bisognerebbe godere dell'arte - sia essa pittorica, calcistica, musicale, culinaria - senza porsi troppi interrogativi. Ecco perché, con la morte di Pelè, si chiude probabilmente anche l'epoca dei paragoni e dei parallelismi, e si apre l'album dei ricordi e della nostalgia.

La ginga

Pelé, pseudonimo di Edson Arantes do Nascimento, era una leggenda del calcio brasiliano, nonché l'inventore della ginga, quel calcio bailado che tutte le selezioni verdeoro hanno cercato di riproporre (alcune con scarsa fortuna). La velocità, la classe e il divertimento trasferiti su un campo di calcio, con una palla tra i piedi. Vincere divertendo: un must per i brasiliani ma spesso anche una spada di Damocle. Perché la concretezza proprio non si addice agli artisti del futbol, quasi come se superare gli avversari senza brillare sia una diminutio, un modo per snaturare una cultura calcistica. Ecco perché, forse, tante Nazionali (non ultima quella di Neymar, eliminata dalla Croazia in Qatar dopo aver beccato in contropiede - nonostante il vantaggio di 1-0- il gol che ha spedito le due squadre ai supplementari, preludio dei rigori fatali ai verdeoro) hanno toppato di brutto.

I tre Mondiali

Lui no, lui non ha toppato quasi mai, sposando la causa brasiliana ed essa sola, restando fedele non solo alla sua Nazionale ma anche alla sua Nazione: nessuna sirena del calcio europeo è riuscito a incantarlo a tal punto da convincerlo ad espatriare. Con uno spezzone finale in America, a carriera ormai conclusa, solo a favore dello show e dei fotografi. E proprio con la maglia del Brasile che ha scritto la storia: tre Mondiali vinti (nel 1958 in Svezia, da ragazzino, nel 1962 in Chile e nel 1970 in Messico, ai danni della nostra Nazionale reduce dalla partita del secolo contro la Germania). Pelé è l’unico giocatore della storia ad aver vinto tre Campionati del Mondo. Due da assoluto protagonista (il primo e l’ultimo), uno da infortunato. Al suo posto nel 1962 in Chile il pur fortissimo Amarildo, che altrimenti non avrebbe visto il campo. Letteralmente preso a calcioni, da bulgari e portoghesi (e non tutelato dagli arbitri) anche nel 1966 in Inghilterra non riuscì a dare il proprio contributo per una nazionale verdeoro, che pure avrebbe potuto fare ben altra strada. Come nel Mondiale del 1970 dove vinse alla guida del Brasile più forte di sempre (forse) . «Macinò» una stanca Italia piena di fuoriclasse, sconfitta in un 4-1 figlio anche di una semifinale azzurra troppo gravosa; il «mitico» 4-3 sulla Germania di pochi giorni prima.

Con la maglia del Santos di San Paolo (fino al suo arrivo, solo un piccolo sodalizio paulista) i suoi anni migliori, fra il 1957 e il 1974, le stime ufficiali parlano di 665 presenze con 647 reti in tutte le competizioni. La sua stagione più prolifica? Il 1958: 66 reti a fronte di 46 gare. Un gol ogni partita «e mezza» (quasi). Con la maglia bianca dei «Santi» 10 Campionati Paulista; 6 Campeonato Brasileiro Série A; 5 «Taça Brasil» (coppa nazionale); 2 Coppa Libertadores e 2 Coppe Intercontinentali. 11 volte capocannoniere del Campionato Paulista.

Il primato

Quando Edson (come pare preferisca farsi chiamare dai suoi amici) si ritirò quel 1 ottobre 1977 aveva segnato la bellezza di 1.281 gol in tutte le competizioni (e le amichevoli) e con tutte le maglie. 1.281 reti in 1.363 partite, mentre in gare ufficiali aveva messo a segno 761 marcature in 825 incontri (media realizzativa: 0.92 gol a partita). Secondo le fonti ufficiali (anche quelle Fifa) si tratta di un primato assoluto. È lui, a tutt’oggi, il più grande goleador della storia del calcio. Questo malgrado fonti non ufficiali attribuiscano questo primato all’antesignano Arthur Friedenreich. Attaccante brasiliano a cui sono attribuite, forse per un errore di trascrizione, ben 1.329 reti dal 1909 al 1935...

 

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